I dirigenti dell’Assessorato regionale al Turismo, vorrebbero decurtarsi lo stipendio a favore dei colleghi delle Aast, ma non possono; almeno per ora. E’ l’insolita vicenda che, in questi giorni, si sta svolgendo fra i corridoi di via Notarbartolo e che vede come protagonista Pier Carmelo Russo, dirigente generale del Turismo. La storia ha inizio con la riforma del settore nel 2005 che prevedeva la soppressione delle aziende autonome di soggiorno e turismo (Aast). I dipendenti che facevano parte di tali enti sono rientrati in pianta organica solo nel 2007 ma senza la necessaria copertura finanziaria. All’appello infatti mancano 165.538,46 euro, i fondi del Famp, il salario accessorio che costituisce una parte non indifferente dei compensi dei regionali. Di lì una lunga vertenza, non ancora sbloccata. Russo si è fatto quindi avanti, insieme ad altri 14 colleghi, posti ai vertici di aree e servizi che fanno capo al dipartimento, chiedendo, in una lettera, all’assessorato Bilancio di prelevare i fondi necessari dalle risorse stanziate per le indennità di risultato dei dirigenti. In sostanza, i dirigenti rinunciano, almeno per ora, a quella quota della retribuzione che scatta nel momento in cui si raggiungono gli obiettivi previsti dal contratto. Una quota non indifferente se si pensa che il solo Russo percepisce 48 mila euro l’anno quale indennità di risultato. Gli altri colleghi che, insieme al capo dipartimento, si sono detti disponibili ad autotassarsi sono Orazio Sciacca, Dora Piazza, Manlio Scirè, Anna Maria La Vecchia, Michele Benfari, Pietro Di Miceli, Giuseppe Costantino, Mario La Rocca, Benedetto Termini, Maria Antinoro, Maria Giacona, Giuseppe Librizzi, Roberto Lanza, Antonino Enea. Dall’assesorato Bilancio l’iniziativa viene giudicata nobile ma inapplicabile in quanto manca una norma di contabilità che prevede una variazione finanziaria di questo tipo. E la storia continua.