Le due facce del turismo siciliano tra certezze e necessità

(di Toti Piscopo) Che il turismo, dopo la pandemia, fosse in netta ripresa, era stato ampiamente percepito e documentato, mentre anche Bankitalia certifica come il turismo sia diventato ormai il settore trainante dell’economia siciliana (vedi news) dedicandogli un dettagliato approfondimento nel suo ultimo rapporto. Ma il fronte di questa splendida medaglia, di cui tanti possono andare orgogliosi, dalle imprese all’Assessorato Regionale al Turismo, ha un retro di profonde criticità evidenziate nell’editoriale di domenica 30 giugno del Giornale di Sicilia, firmato dal direttore Marco Romano, che solleva la questione di chi comanda veramente il centro storico di Palermo, sempre più preso d’assalto dai turisti.

 

Lo spunto lo offre il servizio che il Giornale di Sicilia ha dedicato all’Associazione Addiopizzo che, per festeggiare i suoi primi vent’anni, è tornata alla ribalta tappezzando i muri con un nuovo messaggio: “Quale economia per via Maqueda?”. Il timore è che dopo la richiesta del pizzo, adesso i clan mafiosi avrebbero un nuovo business: fornire soldi per aprire nuovi locali o per salvare quelli in crisi per avere il pieno controllo del territorio.

 

Un pericolo, già da tempo paventato, che si aggiunge a quelli cronici della città, come correttamente ricorda Marco Romano nel suo editoriale “Giovani crociati e vecchi struzzi”, dalle forme più disparate di abusivismo e di abusi diffusi alla mancanza dei controlli, dalla pulizia della città al ritiro dei rifiuti, dalla siccità al decoro complessivo, dal traffico caotico alle strade ridotte ad un colabrodo.

 

Palermo quindi, specchio di un’intera Sicilia, ormai abituata a convivere con le criticità e con un fatalismo senza confini, che non tiene conto dell’inesorabile trascorrere del tempo. Certo non è solo responsabilità degli attuali Governi regionale o locali, ma l’attuale classe politica si è consapevolmente candidata a risolverli.
Lo faccia nella consapevolezza di non essere sola, profittando, nonostante tutto, di questo momento magico che Palermo e la Sicilia turistica tutta sta vivendo, grazie anche all’impegno delle imprese.
Lo faccia nella consapevolezza che la maggior parte dei cittadini residenti sta riscoprendo con orgoglio la propria identità e vuol essere sempre più soggetto attivo e protagonista del rilancio del proprio territorio.
Lo faccia nella consapevolezza che i cittadini ospiti hanno scelto questa terra, a cui hanno dato non solo il loro contributo economico, ma anche di amore e apprezzamento, anche se giustamente dissentono sui tanti incomprensibili disservizi e spesso minacciano di non ritornare.

 

All’attuale classe politica chiediamo di non disperdere i risultati conseguiti, ma considerarli solamente un punto di ripartenza su cui individuare un modello di sistema organizzativo e non più approssimativo. Puntare sul turismo non solo come settore economico produttivo ma principalmente come strumento di elevazione sociale e culturale, nel rispetto dovuto ai cittadini residenti e ai cittadini ospiti.
Non a caso proprio recentemente la presidente dell’Enit, Alessandra Priante, nel lodare gli scopi Skal, ha sottolineato come “il turismo sia il settore economico più umano che esista e che il networking rappresenta un fattore molto più efficace rispetto a semplici campagne commerciali”.

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