Un sistema turistico fragile ma volenteroso da trasformare in razionalità

(di Toti Piscopo) L’assessore al Turismo Manlio Messina ha firmato, con sensibilità istituzionale, il decreto con cui sposta al 31 maggio la data di presentazione delle rendicontazioni per le manifestazioni direttamente promosse e patrocini onerosi, nell’ambito dell’azione di destagionalizzazione, come riferiamo in altra parte del giornale. Inoltre ha preannunziato che si sta lavorando ad una campagna mediatica come prima azione di un piano di comunicazione più ampio e forse mirato a favorire la ripresa. Iniziative opportune i cui  contenuti e il cronoprogramma sarebbe utile ed auspicabile valutare e condividerle preventivamente.

Ma su altro aspetto richiamo l’attenzione dei nostri lettori: questa drammatica ed inaspettata emergenza sanitaria ha rilevato, oggi più di ieri, un fatto noto e più volte denunziato, ovvero la fragilità del nostro sistema turistico. Un sistema obsoleto poggiato su fondamenta di argilla che sprofondano nella totale assenza di una legislazione turistica moderna, giusta e competitiva che, pur nell’ambito delle autonomie statutarie, recepisca normative nazionali ed europee, dando validità giuridica e certezze di diritto agli operatori turistici sia del privato che del pubblico. Un vuoto legislativo che favorisce il proliferare dell’abusivismo e degli abusi diffusi il cui contrasto deve essere deciso per essere determinato e determinante.

Uno sforzo che deve essere pari a quello degli operatori privati che devono coltivare e puntare a sviluppare una cultura d’impresa più aggregativa e meno individualista, puntando anche in maniera autonoma a definire ed applicare, per colmare vuoti legislativi, dei codici etici che stabiliscano norme di comportamento che siano quelle del mercato.

Una situazione che si aggiunge alle ampie problematiche infrastrutturali che certo non favoriscono il consolidamento delle aziende e la loro competitività sui mercati internazionali, sempre meno capitalizzate, nonostante l’alto livello di professionalità della maggior parte di esse. Ma cosa fare per uscire da questo guado che l’emergenza sanitaria ha trasformato in un pantano di sabbie mobili che rischia d’inghiottire tutti?

Occorre, ritengo, utilizzare questo momento di stallo per fare uno sforzo complessivo di onestà intellettuale finalizzato ad analizzare, senza pregiudizi o colpevolizzazioni, tante criticità che attanagliano il sistema turistico siciliano, ed applicare le soluzioni adeguate per trasformare questo terribile periodo di stallo in una grande opportunità.

L’organizzazione turistica in Sicilia è piuttosto approssimativa, per usare un eufemismo, e andrebbe modellata ispirandosi alla organizzazione delle grandi aziende che elaborano le proprie strategie sui 5 elementi, tra loro coordinati, che sono pianificazione, programmazione, marketing, comunicazione e supporto alla commercializzazione.

Un modello di organizzazione alla cui base va posto il riconoscimento del turismo come settore trasversale e va individuata una visione collettiva e condivisa di sviluppo strategico della Sicilia turistica. Un obiettivo comune a cui devono concorrere tutti gli assessorati orientando conseguenzialmente gli investimenti.

Ma è urgente anche puntare allo snellimento burocratico ed operare sul piano politico per uniformare e consolidare l’intera filiera turistica, ridefinendo ruoli e funzioni dei soggetti professionali. Ad esempio, oggi, il mercato ha ridisegnato la mappa della ricettività a cui concorrono nuovi soggetti imprenditoriali che hanno effettuato investimenti nella ospitalità diffusa ed integrativa rispetto a quella tradizionale, i quali privi di una organizzazione commerciale, sviluppano politiche spesso in contrasto con la correttezza commerciale. Immaginare un assetto più funzionale non è facile ma non impossibile e, comunque, praticabile sull’onda delle sensibilità sviluppata in occasione di questa emergenza sanitaria ed economica.

Infatti sarebbe opportuno delineare una politica commerciale complessiva, che non vuol dire abbassare i prezzi, ma che tenga conto delle diverse strategie di penetrazione sui mercati e sui diversi sistemi di vendita oggi in uso. A cominciare da quello tradizionale e più affidabile ricoperto per vocazione e riconoscimento giuridico dai tour operator e dal sistema distributivo del prodotto turistico, da sempre di competenza delle agenzie di viaggio tradizionali, collateralmente alle quali vanno individuate le azioni integrative di commercializzazione rivolte ad individuali e singoli consumatori. Ovviamente la premessa di tutto, alla luce dell’emergenza, rimane il problema di sostenere le aziende oggi in grave crisi di liquidità.

Il futuro certo non è facile ma può essere molto meno nero di come lo viviamo oggi, semprechè assumiamo la consapevolezza che nel futuro ci sarà sempre meno posto per l’ approssimazione e l’occasionalità. L’attrattività della Sicilia, con la sua sicilianità, le tradizioni, le bellezze paesaggistiche e monumentali, costituisce il valore aggiunto dell’offerta turistica e l’arma vincente per competere sui mercati internazionali. Tutto il resto è effetto di organizzazione e di commercializzazione che non può essere delegata, ma regolamentata e sviluppata con professionalità.

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