Sarà un’edizione memorabile, con Porta Nuova che apre per la prima volta, con luoghi come il carcere dell’Ucciardone e l’aula bunker del Maxiprocesso che svelano la loro storia, con spazi che ridiventano dei cittadini, con luoghi rigenerati nel segno della partecipazione. E sarà l’anno dei giardini urbani, degli orti di specie tropicali; delle raccolte universitarie e dei musei gioiello, dei personaggi dimenticati che raccontano storie bellissime.
Le Vie dei Tesori numero 16 a Palermo inizia venerdì 30 settembre (sì torna al venerdì, soprattutto per le scuole) e si conclude il 30 ottobre, per cinque weekend, in contemporanea a Catania, dove il festival partirà sabato 1; e, fino al 16 ottobre, anche a Carini e Cefalù, Ragusa e Scicli e per la prima volta anche ad Alcamo. A Palermo, dunque, 15 giorni in tutto srotolati su cinque weekend.
L’anno scorso sfiorate le 130 mila presenze solo a Palermo che sono diventate 195 mila con le altre città coinvolte, con un indice di gradimento quasi al 90% e un indotto di 5 milioni di euro. Per questa edizione Federalberghi Palermo regalerà 500 visite ai turisti: “Iniziative come questa producono turismo: le Vie dei Tesori e poche altre manifestazioni devono diventare patrimonio di questa città” dice il presidente Nicola Farruggio”.
“Gesap distribuirà materiali promozionali in aeroporto, Confcommercio Palermo coinvolgerà i commercianti in un progetto di allestimento delle vetrine in chiave Vie dei Tesori, perché Palermo deve puntare sull’economia della bellezza: è giunto il momento di fare rete, prendersi cura della città” aggiunge il presidente Patrizia Di Dio.
I luoghi quindi sono 88 e spesso si intersecano con le esperienze: alcuni noti, altri inediti. Tra fornaci, cripte, camere dello scirocco, si scoprirà il sottosuolo della città; e si cercherà il cielo dal Piper o sulle Porte della città (Porta Nuova, straordinaria con quella sua guglia di ceramiche su cui svetta l’aquila cittadina; e Porta Felice, un tempo baluardo sul mare); in mezzo resta la città.
Le ville e i palazzi storici: a partire da Palazzo Francavilla, affacciato sul Teatro Massimo, un tempo primo avamposto “di campagna” fuori le mura; il trecentesco Palazzo Galletti di Santamarina che sorse su un tratto delle mura del Cassaro, possiede ancora un ricco impianto di bifore, archi e mensole intagliate: oggi è un luxury hotel e nel rifugio antiaereo è stata realizzata una Spa (che è una delle esperienze del festival). Villa La Pompeiana di Mondello che è rinata dopo essere stata considerata per decenni casa dei fantasmi; Villa Lituania, affacciata sull’Addaura; Villa Magnisi con la sua collezione di piante officinali.
E ancora, la chiesa degli “aromatari”, i farmacisti di un tempo; Santa Maria di Portosalvo, “mutilata” dal prolungamento del Cassaro a metà ‘500; San Gregorio Papa che sembra sbucare fuori dalle bancarelle del Capo; e la piccola Sant’Agnese, cuore pulsante del rinnovamento del quartiere Danisinni; e (gradito ritorno dopo tempo) la Cripta delle Repentite, con le tombe segrete delle prostitute diventate monache. Il Convitto Nazionale dove studiò Giovanni Falcone, con il suo spettacolare refettorio che sembra uscito da un libro di Harry Potter.
Ci si potrà affacciare dai balconi di Palazzo Valguarnera dove l’artista Marco Papa continua il suo lavoro legato alla ricomposizione di miti e storie contemporanee. Alla chiesa Anglicana si cercheranno le tracce dei Whitaker e degli Ingham, lo Steri si aprirà come un unico complesso monumentale dove seguire percorsi diversi; ritorna la Casa Massonica con le sue stanze segrete, la collezione di Anatomia dell’Università tra i manichini su cui un tempo si studiava; si scopre che la città possiede cave sotterranee, le antiche Fornaci di nuovo visitabili.
Aprono le porte i teatri (Massimo, Biondo, Politeama), i luoghi della Fondazione Sicilia (Palazzo Branciforte e Villa Zito, con percorsi di visita pensati per il festival) e i musei: solo per Le Vie dei Tesori l’Abatellis cuce, in due sale dell’ala nuova, un unico percorso dedicato alla pittura siciliana di ‘600 e ‘700 che farà arrivare sulla terrazza da cui si ha una bellissima prospettiva sulla città (“Camminare da soli non fa andare da nessuna parte: eccoci in rete, felici di esserlo a parlare oggi di riaperture” dice la direttrice del Museo, Evelina De Castro); l’Oratorio dei Bianchi apre tre sale meravigliose del primo piano, tra cui anche la sala del Fumagalli; e Palazzo Mirto, con gli appartamenti del secondo piano.
I luoghi della legalità: sono tanti, a partire dall’aula Bunker del Maxiprocesso (sempre dentro l’Ucciardone, ma con un altro ingresso) dove di solito sono ammessi solo avvocati, giudici e imputati e dove le visite saranno arricchite dal racconto dei cronisti che da tempo seguono i fatti di mafia; poi la Casa dove visse Padre Pino Puglisi, ucciso esattamente trent’anni fa; la Questura che ha ideato un percorso-memoriale sulle vittime di mafia e dove la scrittrice Alessia Franco ha pensato un itinerario per i più piccoli.
Quasi cinquanta le esperienze davvero speciali. Si scenderà di nuovo (dopo tempo) nei qanat arabi, si potrà andare in barca tra grotte e ninfei sconosciuti, o cercare i contorni della famosa “Sicilia” nell’isola che un tempo era al centro del lago di Maredolce; dagli ormai abituali (e sempre sold out in poche ore) voli in Piper alle visite in notturna all’Orto Botanico allo yoga al centro buddista Muni Gyana a Pizzo Sella; si potrà seguire il lavoro delle restauratrici a Palazzo Montalbo, imparare a dipingere il vetro con gli artigiani o scoprire gli affreschi ritrovati nella caserma Ruggero Settimo dove è anche possibile visitare un piccolo museo della guerra; salire dai frati di Santa Maria del Gesù o cercare i nomi celebri sulle tombe del cimitero monumentale; scoprire costumi d’epoca nelle collezioni private – l’abitazione della giornalista e scrittrice Marcella Croce è un viaggio in Paesi lontani restando a casa -, raccolte di maioliche dal tratto squisito, un focus sulle prime edizioni dei “Beati Paoli” allo Spazio Flaccovio. Raggiungere il luogo preferito dai vedutisti di metà Ottocento, scoprire i segreti della “maramma” della Cattedrale o delle tante Rosalie della città, con Giovanni Travagliato, e capire come si possa “rigenerare” la città con l’assessore e professore globetrotter Maurizio Carta; grandi e piccini entreranno in quel cuore nuovo che è Radici nato in una cartiera dimenticata o da Terra Franca, simbolo del Sacco di Palermo, oggi sede del primo apiario olistico siciliano.
E ancora Palazzo Costantino, Palazzo Isnello e il sito dell’ex Gasometro– vero reticolo industriale dimenticato, visibile da gran parte della città – che la AMG Energia ha riqualificato destinandolo alla sua collezione di artisti contemporanei.
Palermo val bene una visita, ma i dintorni manco scherzano: ecco dieci esperienze fuori porta, a partire da Terrasini dove apriranno solo per i visitatori del Festival le collezioni e i depositi di Palazzo D’Aumale, spiegate da un entomologo; e sempre a Terrasini si potranno scoprire i fondali di Cala Rossa. Snorkeling a Capo Zafferano e giri in barca a vela dal borgo di Porticello dove si potrà anche scendere in immersione accompagnati dai sub. A Santa Flavia si visiterà sia la delicata Villa Filangeri con il suo parco storico, a San Mauro Castelverde bisognerà armarsi di coraggio per il percorso mozzafiato della zipline, ma anche la discesa nelle gole è da non dimenticare.
Infine, ritorna dopo tre anni una sezione del festival dedicata a bambini e ragazzi, da 3 a 12 anni. Da venerdì 30 settembre a venerdì 28 ottobre, ogni giorno, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13, saranno ospitati in tre gazebo nelle piazze principali di Palermo per conoscere e immaginare la città, tra esperienze e laboratori creativi. Al Politeama scopriranno i Florio, Basile e la Belle Époque; in piazza Verdi potranno sciorinare vicoli e piazze di un meraviglioso Monopoly, anticipando l’edizione del gioco tutta dedicata a Palermo; e nel gazebo Bellini recupereranno la memoria del Genio di Palermo, simbolo di inventiva, appartenenza e creatività: il laboratorio è stato ideato dall’artista Domenico Pellegrino.