Vie Tesori: altre 40mila presenze in 8 città, Palermo sfiora i 30mila visitatori

La pioggia pomeridiana della domenica ha solo rinfrescato i visitatori in coda per l’ingresso ai siti: in questo weekend appena trascorso, non c’era un posto libero nei b&b e nei ristoranti. Palermo è stata e resta ancora pienissima: e le Vie dei Tesori archiviano un altro bellissimo successo che le proietta ai mesi precovid, visto che registrano quasi trentamila presenze nel solo capoluogo, che diventano quasi 40 mila con le altre sette città, a partire da Catania con la barocca Acireale, poi Scicli che continua a registrare numeri alti, Ragusa elegante, Alcamo con i suoi castelli, poi Carini e Cefalù. Numeri che sommati a quelli del primo weekend portano il festival a settantamila visitatori in soli sei giorni spalmati su due fine settimana.

Quarantamila visitatori in un solo weekend dunque, e di questi, Palermo sfiora i ventinovemila (28.988 per l’esattezza), con Santa Caterina che continua a tenere stretto il podio da superstar accreditata e incamera 1300 visitatori solo nella chiesa; segue da vicino l’aula bunker dove in tantissimi (soprattutto giovani sotto i trent’anni) hanno voluto assistere ai racconto del Maxiprocesso dalla viva voce dei cronisti e dei testimoni di allora. Segue una sorpresa inedita di questa edizione, la bella e neoclassica Villa La Pompeiana con il suo strascico di storie misteriose, ma anche Palazzo Francavilla, interamente disegnato dal Basile e affacciato sul Teatro Massimo. Poi la Banca d’Italia, vero gioiello liberty che si potrà visitare di nuovo soltanto questo prossimo fine settimana; il monastero Santa Caterina e l’affascinante Palazzo Costantino.

Le altre città confermano il bell’avvio dello scorso weekend e sommano circa diecimila visitatori, spalmati sull’intera regione.

A Catania il pubblico ha riempito confermando il gradimento per il sontuoso Palazzo Scuderi Libertini con il suo giardino affacciato sulla città; ha riscoperto il nero Castello Ursino o ha percorso il camminamento sospeso nell’aria della chiesa di San Nicolo, e si è riversato di nuovo nell’ex calzaturificio Ega imboccando il passaggio che conduceva al piccolo teatro Dusmet. Il tempo ha aiutato e Catania dal mare è piaciuta a tutti coloro che sono saliti in barca per ammirare il waterfront, ma anche per i visitatori che si sono arrampicati sull’Etna scoprendo inediti giardini tropicali, orti sostenibili e apiari improvvisi.

Dopo le due “capitane” la più visitata è Scicli dove hanno registrato il tutto esaurito i luoghi del commissario Montalbano, quindi il set diventato museo all’interno del Comune e anche Palazzo Bonelli Patanè con i suoi arredi d’epoca, è stato molto apprezzato.

A Ragusa vanno sempre forti i palazzi sontuosi: il pubblico ha salito la scenografica scalinata per scoprire il tempo immobile di Palazzo Arezzo di Trifiletti che custodisce la memoria intatta di uno dei casati più antichi dell’intera Sicilia. E’ stata molto seguita la passeggiata a piedi alla scoperta dell’antico borgo, tra palazzo Cosentini, l’Itria, la Cancelleria, e la via delle sepolture, via Velardo, una delle poche vie sacre in Sicilia.

A Cefalù è il misterioso lavatoio medievale ad attirare il pubblico (supera di nuovo i 500 ingressi, il più visitato dopo i luoghi di Palermo) che accede a questo luogo colmo di memoria.

Alcamo è e continua ad essere una vera scoperta sia da chi la raggiunge dal Trapanese sia da chi si mette in viaggio da Palermo: lunghe code per salire sui merli del Castello dei Conti di Modica, in centro, ma è la rocca scoscesa del Castello di Calatubo ad affascinare.

E siccome i castelli paiono piacere parecchio, Carini non si lascia scappare di nuovo il suo: sulla scia della “triste storia” della famosa baronessa, il pubblico (anche dai paesi vicini ma soprattutto da Palermo) è accorso al castello La Grua Talamanca. Ma hanno riscosso un grande interesse anche la catacomba paleocristiana di Villagrazia, il cimitero sotterraneo più esteso della Sicilia occidentale.

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