Quasi vent’anni dentro l’aeroporto di Palermo. Anni intensi che da ad del gruppo Gh Palermo lo ha visto diventare direttore commerciale di Gesap prima fino a direttore generale e accountable manager della società di gestione dell’aeroporto Falcone Borsellino. È la parabola di Natale Chieppa, a cui sicuramente si deve una parte del successo dell’aeroporto del capoluogo siciliano che nel 2023 ha toccato quota 8,5 milioni di passeggeri. Un’avventura che si è conclusa qualche giorno fa quando Chieppa ha lasciato il suo posto alla Gesap per andare in pensione e che oggi rivive in un’intervista rilasciata a Travelnostop.com, in cui ha voluto ripercorrere le tappe più significative e affidare il suo personale apprezzamento e ringraziamento a tutto il personale dell’aeroporto.
“Cominciai a Palermo nel maggio 2005 come amministratore del gruppo GH, azienda di handling controllata da Gesap spa (51%) in compartecipazione con Gesac Handling spa, operativa su Capodichino. Venivo dall’esperienza di Napoli e iniziai con una squadra di 102 persone. Quando sono uscito, nel 2015, i dipendenti erano diventati 260. Nel 2010, quando lasciai come dirigente il gruppo GH, dai partner di Gesap mi arrivò la proposta di dare una mano per lo sviluppo dell’aeroporto di Palermo, cosa che avevo fatto anche all’aeroporto di Napoli alla fine degli anni Novanta, con la qualifica di dirigente, di postholder del terminal, ma soprattutto per lo sviluppo delle attività aviation.
Il primo incarico fu quello di risolvere la questione, spinosa, del contratto Ryanair che in quel momento viveva qualche difficoltà in mezzo alle lettere con gli avvocati. Dati i miei buoni rapporti con la low cost, riuscii a ricomporre la vicenda. Nel 2010 Ryanair a Palermo faceva 200.000 passeggeri. L’anno dopo erano già diventati un milione. E qui cominciò lo sviluppo vero, perché naturalmente, piaccia o no, lo sviluppo degli aeroporti regionali è dovuto principalmente alle low cost, con Ryanair in cima, ma ovviamente anche easyJet, Volotea e tutte le altre.
Un altro step importante fu a Natale 2013: fu la prima e ultima e unica volta che venne in persona Michael O’Leary. E fu quando Ryanair aprì la base a Palermo, investendo sullo scalo in cui basò due aerei. Da lì cominciammo a fare quasi due milioni di passeggeri.
Con la base Ryanair, l’aeroporto di Palermo fece un altro scatto in avanti. Erano gli anni della crisi di Wind Jet e quindi per due anni l’aeroporto di Palermo, nel 2012 e nel 2013, aveva perso passeggeri. Nel 2014, dopo l’apertura della base Ryanair a Natale del 2013, i numeri ripresero a salire ma in quel momento l’aeroporto di Palermo faceva ancora solo 600 mila passeggeri internazionali. Un numero irrilevante, considerato che nel 2023 abbiamo toccato i due milioni e mezzo e anche qualcosa in più di traffico internazionale.
Proprio lo sviluppo del traffico internazionale era uno dei pilastri della strategia condivisa con il board di GESAP fin dall’epoca, perché il traffico internazionale non ha solo una rilevanza economica per il territorio, ma anche per l’aeroporto, perché il palermitano naturalmente spende poco in aeroporto, perché è a casa sua, non ha bisogno di portare souvenir da nessuna parte, tranne il vassoio di cannoli che magari compra anche fuori aeroporto.
In dieci anni, dunque, dal 2013-14 al 2023, l’aeroporto di Palermo è cresciuto tre volte il tasso di crescita dell’Italia. Per carità, questo è capitato anche ad altri aeroporti del sud, a Catania, Napoli e anche a Bari negli ultimi anni. Però ovviamente il fenomeno è stato intercettato nei tempi e nelle modalità necessarie e quindi questo ha portato sicuramente a quella crescita che ha visto il superamento degli 8 milioni alla fine del 2023 e credo che il trend continurà a premiare la Sicilia e Palermo anche nel 2024. L’auspicio infatti è arrivare ai 9 milioni di passeggeri.
In realtà un altro passaggio chiave è stato dopo gli accadimenti del 2015, perché a ottobre di quell’anno, fu creata la direzione commerciale, che prima non esisteva, ovvero la direzione che si occupasse non solo del traffico aereo ma anche dei negozi, di tutte le attività, perché prima di allora queste attività erano date in gestione a una società di consulenza. Cominciammo con un piccolo gruppo di persone che selezionai all’interno dell’azienda e che hanno dimostrato negli anni di valere veramente.
Nel 2016 abbiamo aperto il primo grande duty free del Mezzogiorno d’Italia, in uno spazio di mille metri quadri che all’epoca era il primo a sud di Roma. Occupammo gli spazi dove prima c’erano gli uffici della Gesap. Al nostro partner Lagardère chiedemmo di avere un occhio particolare per i prodotti siciliani con una sezione dedicata. E in effetti, anche oggi, c’è una sezione di vini siciliani, di olio, di pasticceria, di dolci che è incomparabile, in grado di competere con i grandi shop cittadini. La stessa cosa l’abbiamo fatta per l’area Food: finalmente in aeroporto si può mangiare un piatto di pasta con la bottarga o una pizza della migliore pizzeria di Palermo, e questo ha fatto lievitare immediatamente i ricavi che sono già cresciuti del 70%. Abbiamo voluto brand siciliani, come Keppalle, il Forno San Lorenzo, la pizzeria La Braciera, Ciccio Sultano mentre nel prossimo futuro aprirà il wine bar di Planeta e all’ultimo livello anche una sala VIP con vista sul mare.
Per quanto riguarda le prospettive di crescita, abbiamo sicuramente già una previsione di almeno 600 mila passeggeri in più ma è possibile che già durante il picco estivo le stime migliorino. Faccio un esempio banale, il volo per New York era cominciato timidamente con un annuncio di due frequenze a settimana e invece Neos ha già annunciato che saranno tre dall’anno prossimo. Inoltre, doveva finire il 15 settembre e invece è già stato annunciato che durerà fino a fine ottobre. Inoltre, per i prossimi anni ci siamo assicurati tutti i contratti pluriennali con i grandi vettori. Questo dà respiro all’aeroporto e ovviamente mi sono preoccupato molto, nel mio piccolo, di dare con i miei collaboratori continuità alla crescita dello scalo prima di lasciare il mio incarico”.
Quindi, un cenno sulla privatizzazione: “spero che si avveri al più presto perché, come dice continuamente il professore Riggio, operare in un regime di azienda pubblica dà meno velocità all’impresa e quindi allo sforzo competitivo di mercato. Oggi il livello di redditività e di valutazione dell’asset dell’aeroporto è tale che la città di Palermo e il suo principale azionista potrebbero averne dei grandissimi benefici. Anche perché credo che oggi gli investitori interessati a investire in Sicilia ci siano. Negli ultimi due anni c’è stato un grandissimo interesse da parte dell’aeroporto di Amsterdam. Schiphol, essendo un aeroporto ormai cappato, plafonato, non può crescere più perché lo Stato e la Civil Aviation Authority olandese non gli consentono più di crescere, ma essendo un aeroporto molto ricco dal punto di vista societario, punta a espandersi per acquisizioni parallele. E io credo che far parte di un network di un grande hub intercontinentale possa essere molto importante per lo sviluppo dell’aeroporto palermitano”.
Sul tema di una possibile alleanza tra Palermo e Trapani, anche in un’ottica di privatizzazione Chieppa non ha dubbi: “i due aeroporti gravitano grosso modo su una catchment coincidente e quindi oggi molto spesso in Sicilia, come in altre regioni caratterizzate da una carenza di infrastrutture di trasporto non ancora ottimali, la necessità di aeroporti deriva soprattutto da questa insufficienza dei trasporti via terra. Se invece funzionano le infrastrutture può cadere la necessità di avere un aeroporto in ogni campanile”.
Infine, Chieppa affronta anche il tema dell’allungamento delle stagionalità legata alla proposta lanciata dalla Logos e condivisa dalle tre maggiori Confederazioni regionali a Travelexpo di eliminare l’addizionale comunale nei cinque mesi invernali, da novembre a marzo. “Si tratta di una misura – ha detto Chieppa – che costrerebbe alla casse della Regione 60/65 milioni, quindi all’incirca quanto viente stanziato attualmente per il caro-voli, ma questa operazione avrebbe un impatto immediato sia sulla capacità che sui flussi turistici e quindi anche sull’auemnto di posti di lavoro. Naturalmente a questa dovrebbe aggiungersi un aumento del livello di servizi per il turista sul territorio”.
Si conclude con questo messaggio la conversazione con Natale Chieppa, il manager napoletano con il cuore siciliano, stimato dal personale, apprezzato dai vertici aziendali e che ha dimostrato sensibilità e professionalità a gestire e far crescere una società con capitale pubblico in una logica d’impresa privata, in anni non sempre facili e in circostanze non sempre favorevoli, grazie anche ad un continuo confronto con i CdA che negli anni si sono avvicendati.