Almeno nel turismo non diamo i numeri

Un tempo si diceva che i numeri parlano chiaro. Adesso sembra non essere più così, almeno a leggere dichiarazioni tanto roboanti quanto contrastanti, a commento dei dati di arrivi e presenze dei turisti in Sicilia. Personalmente, così come annunciato in un affollato e qualificato incontro svoltosi recentemente nella sede di Confindustria Palermo, dichiarai di non volere  partecipare, pur dovendo rinunziare a qualche autorevole consenso, a questo gioco perverso che tanto ricorda i commenti elettorali degli exit poll per cui tutti hanno vinto e tutti hanno perso, mentre il Paese va a rotoli.

 

Sia ben chiaro che militiamo nella squadra del bicchiere semipieno e, grazie all’impegno della nostra redazione, abbiamo monitorato dati positivi che sicuramente segnano un’inversione di tendenza. Ma ciò non può autorizzare nessuno, a meno che non sia in possesso della palla di vetro, a dare numeri che poi si scontrano con la realtà. Ma come Travelnostop non possiamo mancare di far rilevare alcune contraddizioni sui quali, nell’interesse complessivo di conseguire il bene comune, tutti dovremmo riflettere.

 

Se l’aeroporto di Comiso ride, quello di Trapani piange; se le autorità portuali di Porto Empedocle e Trapani sorridono perché sono approdi di alcune importanti compagnie crocieristiche, quelle di Catania e Messina non ridono di certo. Se Ustica ha avviato una vera fase di rilancio, al pari di altre isole, Lampedusa piange. Se i B&B sorridono, la maggior parte degli alberghi non è nella stesa situazione. 

L’esempio più evidente è Palermo città, la quale sembra aver migliorato la sua performance, mentre l’hinterland ha sofferto e, a fonte della chiusura di alcuni alberghi, altri minacciano la chiusura, seppur stagionale e quelli che continuano ad operare annaspano tra mille difficoltà. Quindi non c’è più spazio per trionfalismi di maniera, ma principalmente non c’è più tempo per enunciazioni o dissertazioni: è arrivato il tempo di analisi lucide, e di tanta concretezza e chiarezza.

 

Come giornale abbiamo dato il nostro contributo, attraverso gli Open Forum, incontri, seminari, convegni, in cui siamo stati protagonisti o testimoni o più semplicemente cronisti attenti e disinteressati. Abbiamo dato e raccolte testimonianze di cui il nostro archivio è depositario. Una storia invidiabile ed esaltante che sopravvive, nonostante la tendenza diffusa a disconoscerla in pubblico, salvo ad attingerne a piene mani e rilanciarle attribuendosene la paternità.

 

La traccia per delle analisi realistiche è stata individuata già all’inizio del 2010 nella “Bozza per uno sviluppo turistico possibile” e nei successivi interventi che vorremmo sintetizzare a beneficio dei nostri lettori e di quegli amministratori di buon senso che vogliano attuarli, trasformando la spesa in investimento e puntando su formazione e professionalità.

 

Una vera azione di rilancio turistico, è stato più volte ricordato da queste pagine, non è più rinviabile e passa attraverso l’applicazione di un nuovo modello di organizzazione del soggetto pubblico, sia esso l’assessorato regionale al Turismo che quello comunale che, nell’ambito di una pianificazione e programmazione, devono governare, con metodologie diverse, 5 macroaree che sono: ospitalità, accoglienza, marketing, supporto alla commercializzazione e comunicazione. Nell’ambito di queste cinque aree andranno individuate azioni specifiche per nicchie di mercato e ben definite aree geografiche.

 

Una strategia mirata ed orientata in cui la cultura d’impresa sia prevalente rispetto alla metodologia della burocrazia, senza con ciò rinunciare alla puntuale e corretta gestione amministrativa. Una strategia mirata che si dovrebbe inserire in quella più complessiva che riguarda le infrastrutture, la corretta gestione del territorio, la semplificazione delle pratiche amministrative, il ripristino ed il rispetto della legalità, per rimanere sempre sul tema delle macroaree. In Sicilia abbiamo tutti gli elementi per ottenere numeri positivi e trasparenti, per non andare né in rosso, né in nero. Dobbiamo solo volerlo ed evitare di darne. (di Toti Piscopo)

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