Segnali di timida ripresa per il turismo siciliano che inducono all’ottimismo e alla speranza. Una grande inversione di tendenza rispetto al passato che, nonostante roboanti e trionfalistiche dichiarazioni, ci induce a ritenere che il segno negativo degli ultimi anni cede finalmente il passo al segno positivo. L’ultima in ordine di tempo è del presidente della Regione, Rosario Crocetta, che ha parlato di un più 30%. Non sappiamo da quale fonte il presidente abbia attinto tale certezza ma gli operatori che, pur privi di dati ufficiali, hanno il polso della situazione, sono concordi nel manifestare cauta soddisfazione e ottimismo per quel che riguarda i dati di arrivi e presenze e molto meno per gli aspetti legati al revenue.
Un atteggiamento mirato ad esorcizzare il pessimismo e puntare all’ottimismo, con la comprensione dei media regionali che hanno amplificato tali dichiarazioni senza sottilizzare più di tanto se si trattasse, più che di turisti, di passeggeri, escursionisti, crocieristi o semplici visitatori.
Presenze utili per alimentare l’economia turistica delle città e dei territori, ma estremamente parziali per rilevare dati statistici attendibili, monitorare la provenienza e intercettare vecchi e nuovi flussi turistici sia di individuali che di gruppi. Atteggiamenti comprensibili e forse utili sul piano psicologico, ma poco utili, se non pericolosi, per fare delle analisi serie sulle quali individuare delle strategie di marketing adeguate. Un dato che, per quanto completo, sarà sempre parziale, essendosi ormai consolidato nelle abitudini di turisti e viaggiatori il gradimento di privilegiare sistemi di ospitalità alternativi a quelli tradizionali degli alberghi che purtroppo, in mancanza di norme e regolamenti, alimentano il mercato parallelo di abusivismo, abusi diffusi e conseguente evasione fiscale e di lavoro sommerso.
Il dato comunque certo è che la ripresa nel turismo c’è in controtendenza rispetto ad altri settori economici e dovremo attendere ancora la fine dell’anno per quantificare realisticamente quanti arrivi e presenze in più avrà totalizzato quest’anno la Sicilia, sempre più ad alto gradimento.
Un risultato conseguito grazie ad un numero maggiore di collegamenti aerei diretti con i nostri aeroporti, alla costanza e impegno imprenditoriale dei nostri operatori, all’avvio da parte della Regione Siciliana della campagna pubblicitaria bloccata qualche anno fa, a una partecipazione più incisiva nelle Borse del turismo internazionali e ancora qualche altra azione di sistema, utile ma ancora insufficiente. Ai fattori interni si sommano quelli esterni quali la percezione di piccoli segnali di ripresa economica che, nonostante tutto, ha stimolato qualche consumo in più o le guerre nei Paesi del Mediterraneo nostri concorrenti, che hanno contribuito a rafforzare la nostra immagine tra le destinazioni più attrattive e sicure nel Mediterraneo.
Ininfluente, se non dannoso, almeno dal punto di vista turistico, l’apporto di Expo2015. Infatti chi ha scelto l’Italia, dalle destinazioni di lungo raggio, ha preferito, anche per questioni di tempo oltre che di costi, fermarsi a Milano più che visitare il Sud Italia, per buona pace di chi sosteneva il contrario.
Dopo circa 7 anni di sofferenza, ora si può guardare al futuro con rinnovato interesse, purché ci si renda conto che nulla potrà essere più come prima così come non sono da escludere altre criticità che ci impongono un livello di organizzazione e di programmazione di alto profilo. Questi anni di crisi profonda hanno evidenziato che il nostro sistema turistico è privo di sistema e con le fondamenta fragili su cui si erge, come nelle favole, un gigante buono dai piedi d’argilla.
Il bicchiere infatti non è stato semipieno per tutte le località siciliane: sono ancora molte quelle che continuano a soffrire, particolarmente là dove l’ente locale non si è sufficientemente sensibilizzato o adeguato ad innestare meccanismi virtuosi di rilancio della propria collettività.
Impressioni che impongono azioni straordinarie per recuperare il tempo perduto, ma principalmente un modello di organizzazione adeguato alle mutate esigenze di mercato che non è, come molti si ostinano a credere, un fenomeno spontaneo, bensì un fenomeno organizzato. Solo così può essere realmente e realisticamente produttivo.