Il Sud davanti alla crisi deve puntare sui ‘turismi’

L’opinione

Riceviamo e pubblichiamo la nota inviataci da Maurizio Karra, presidente del Club Plein Air BdS e consigliere della Federazione Nazionale Actitalia, che si inserisce appieno nel dibattito sviluppato negli ultimi giorni su sicilia.travelnostop.com. Domani pubblicheremo l’intervento di Massimo Coraci, presidente della Sezione Alberghi e Turismo di Confindustria Palermo.
"Albert Einstein ha scritto: ‘è una follia fare sempre le stesse cose aspettandosi risultati diversi’. E allora, dobbiamo pensare tutti insieme alla crisi che stiamo vivendo come a un’opportunità troppo “ghiotta” per essere… sprecata!
Il sud d’Italia vive da sempre un deficit infrastrutturale incolmabile rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa. Manca spesso la logica imprenditoriale fra i privati e anche fra gli enti locali per ovviare a questo deficit e provare a limitarlo. E manca la volontà di fare “gruppo” preferendo sempre la logica del “particulare” a quella del “generale”. Pochi sono per esempio i Comuni che si consorziano fra loro per richiamare il turismo, che dovrebbe essere una risorsa economica primaria del territorio, ciascuno pensa per sé (male) piuttosto che correlandosi con altri per provare a fare meglio, integrando per esempio l’offerta con servizi vari e variegati (agriturismo e produzione di prodotti tipici locali, artigianato tipico, emergenze monumentali, spazi naturalistici, ecc.); mancano troppe volte le informazioni, mancano o sono poco preparate le guide turistiche, le Pro Loco talvolta vegetano nell’autoreferenzialità; e Internet è una parola ancora spesso sconosciuta in varie comunità che non si rendono conto che il mondo è cambiato e così le modalità, gli strumenti e i target del turismo.
Oggi al “turismo” degli anni passati (albergo, ristorante, lido sulla spiaggia) si sono sostituiti “i turismi”, molti e fra loro diversi, ciascuno in grado di proporre e attrarre un diverso target di clientela (gli stanziali, gli itineranti, gli amanti della natura, i cultori del gusto, i bibliofili, ecc.): solo integrando tali diversi turismi e diffondendone le peculiarità (soprattutto via Internet con portali sempre aggiornati) si può fare squadra e si può fare business. Oggi non si può pensare solo a un settore (l’alberghiero, il congressuale…) snobbando gli altri. Escludere qualcuno dei vari turismi significa perdere business e oggi nessuno se lo può permettere. Chi ama viaggiare in camper non andrà dove non è accolto con strutture adeguate (aree di parcheggio attrezzate) e soprattutto non lascerà il proprio camper per soggiornare in albergo pur di andare in un dato luogo; semplicemente andrà altrove, dove esistono strutture adatte ad accoglierlo e ad accogliere quindi il proprio “turismo”. E così vale per tutti. L’importante è saperlo ed essere coscienti dei propri errori.
Il turismo non è un fatto astratto e non va gestito astrattamente ma imprenditorialmente: offrire una struttura di accoglienza e basta vuol dire creare una cattedrale nel deserto. Bisogna coinvolgere il turista nella vita della comunità locale, essendo consapevoli e preparati a offrire cose diverse ai diversi target di clientela, sfruttando tutte le potenzialità dei luoghi e della comunità ospitante per far sì che il turista, tutti i turisti, possano conoscere tutti gli aspetti dei luoghi e delle persone visitate, comprese le loro attività e i loro prodotti.
L’accoglienza dei vari turisti va programmata e gestita in tutto l’anno e non solo in un determinato periodo. Va favorito anzi il turismo nei periodi di minore “interesse” anche con manifestazioni che richiamino l’attenzione delle persone. Sagre, mostre mercato, mostre d’arte e altre iniziative devono alimentare l’interesse alla visita dei luoghi da parte di chi non li conosce o di chi li conosce e vuole ritornarvi e non servire a ottenere solo fondi da sponsor pubblici e privati per passerelle di politici.
Tutte le pubbliche amministrazioni, così come le Pro Loco, devono operare per sviluppare una mag-gior attenzione all’interazione tra turismo e comunità locali, nel rispetto delle diversità culturali se esistenti. Devono sforzarsi di permettere a ciascun turista di relazionarsi con i luoghi e le persone che abitano nel pro-prio territorio consentendo la possibilità di approfondire la conoscenza del patrimonio storico, monumentale, artistico, etno-antropologico ed ambientale del luogo, favorendo le relazioni della popolazione locale con i viaggiatori, creando contesti d’incontro e scambio e stimolando la gente locale a incontrare il viaggiatore in un’ottica di rispetto reciproco.
Va studiata e messa in atto ogni azione di responsabilità affinché il turismo non deturpi o rechi danno all’ambiente e vanno favoriti quei turismi che siano in grado di non alterare l’habitat, come il pleinair; vanno privilegiati e promossi quei servizi di accoglienza (trasporti, ristorazione, produzione e compravendita di pro-dotti tipici locali, ecc.) a carattere familiare e locale dove minore sia il divario di possibile fruibilità tra il viag-giatore e la gente del posto, nell’ottica di ridistribuire il reddito così prodotto su tutta la comunità ospitante, incrementando le ricadute nel tessuto sociale di destinazione. Questo favorirà sempre l’accettazione da par-te della comunità locale dei gruppi, piccoli o grandi, di turisti e, al contrario, indirizzerà i turisti verso i luoghi dove le comunità hanno dimostrato più sensibilità nell’accoglienza, realizzando un circolo virtuoso di promo-zione del turismo (in particolare di quello itinerante) che sia nel contempo sostenibile e responsabile.

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