“Quale turismo dovremmo mai rilanciare con questo sistema di vettori aerei?
Non è con spirito polemico che mi appello alla Vostra illustre attenzione, ma sovviene un obbligo morale nei confronti dei cittadini la cui fiducia non va tradita. A loro va detto che il turismo non ripartirà ed Expo non rappresenterà l’opportunità che avremmo potuto sfruttare per rilanciare il sistema turistico nazionale poiché il nostro sistema infrastrutturale e di trasporti ci impedisce di “unire” l’Italia.
Mentre a Milano presenteremo la dieta mediterranea, i suoi sapori e le sue qualità, mentre dimostreremo al mondo intero che le arance rosse dell’Etna sono uniche e inimitabili, mentre vedremo impazzire giapponesi, americani, indiani per i sapori della nostra cucina, per la bellezza dei luoghi ove queste colture si preservano, noi forse in un orecchio, forse sottovoce, dovremo dire loro che possono servire fino a 500 euro per volare da Milano in quei luoghi (ma se decidessero all’ultimo minuto potrebbero diventare anche 700), mentre con molto meno potranno raggiungere la Svizzera o la Francia.
I Bronzi di Riace si possono spostare e poco importa se ciò fotografa il fallimento di un “Sistema-Italia” che muove le sue opere d’arte perché non sa far muovere i turisti, ma per quale ragione il sud del Paese dovrebbe accettare questa impostazione?
Volare tra il nord e il sud dell’Italia sta diventando sempre più oneroso, sempre più complicato e sempre meno certo. Abbiamo salvato una compagnia di bandiera, ce ne siamo sobbarcati i debiti e oggi condividiamo una sfida industriale con un operatore straniero che deve ancora chiarire che strategia vuole avere per il turismo italiano. Tutto il lavoro di promozione, di crescita e di condivisione del settore turistico come motore di sviluppo è vano se non abbiamo in mente un piano nazionale dei trasporti che possa garantire un’efficiente capillarità.
La verità è che noi a quel turista che assaporerà la polpa delle arance rosse faremo vedere l’Etna in fotografia perché non siamo in grado di farlo volare a Catania a prezzi ragionevoli. Le regioni del sud contribuiranno notevolmente al successo di Expo, sia in termini economici, ma soprattutto in termini qualitativi, anche in considerazione – pare quasi ovvio ricordarlo – del tema dell’esposizione universale: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Senza garanzie sulle possibilità di collegamento terrestri e marittime e senza rotte aeree convenienti diventerebbe quasi sconveniente per la Sicilia investire nell’Expo.
Il sistema delle low-cost è drogato dagli incentivi che direttamente e indirettamente vengono forniti alle compagnie e che spesso sono finanziati da soldi pubblici, mentre la presenza delle compagnie di linea nel sud del paese è quasi un miraggio se si esclude Alitalia, pronta essa stessa a disinvestire.
Con questi presupposti il turismo non decollerà mai; si può chiedere alle regioni di collaborare, si può persino chiedere loro di rinunciare ad alcune competenze per favorire una strategia turistica nazionale, ma diventa del tutto inutile se volare da Firenze a Palermo è impresa impossibile. A questo punto non si può chiedere alla Sicilia di contribuire a una strategia nazionale, poiché è la stessa strategia nazionale a escludere la Sicilia. Di questo passo il sud diventerà il “terzo mondo” del turismo ed Expo si ridurrà a essere poco più di un lungo “fuori-salone”.
È giunto il tempo di lasciare da parte le ipocrisie; la sfida non è solo quella di chiudere in tempo i cantieri a Milano, ma quella di offrire un’opportunità alle imprese di tutta la penisola, isole comprese. Con un’ora e mezza di volo aereo si può raggiungere qualsiasi località in Italia. Noi avremmo potuto far vivere un’esperienza unica ai turisti di tutto il mondo, portandoli nei luoghi dove nascono e si tramandano le nostre tradizioni culinarie, culturali e sociali, mentre ci limiteremo ad allestire una bella vetrina ai confini delle alpi, cosicché il loro sguardo possa volgere più a nord che a sud.
Rischia di essere l’ennesima occasione sprecata”.