Riceviamo e volentieri pubblichiamo un’analisi di Pietro Triolo, amministratore unico di Top Viaggi.
L’argomento turismo è un’esca molto diffusa per attrarre attenzione mediatica e consensi di vario genere. Mai come in questi mesi di forzata inattività, le voci sul tema si moltiplicano da ogni parte, spesso estranee al settore. Il fenomeno ovviamente non risparmia la Sicilia dove si aggiungono al coro esponenti delle pubbliche istituzioni preposti allo sviluppo turistico che fanno confusione, scambiando gite fuori porta per turismo di prossimità, banalizzando il business legato alla destagionalizzazione con programmi da circolo ricreativo.
Il paradosso è che vengono citate località turistiche estere quale modello da seguire, evitando bene di evidenziare che per ottenere quei risultati occorre grande competenza nel settore e sinergia fra enti pubblici e imprese private, stimolando queste ultime ad investire con la realizzazione di infrastrutture e servizi per potere sviluppare un turismo differenziato.
Regioni climaticamente e attraenti simili alla Sicilia come Sud della Francia, Andalusia, Baleari, Algarve, possono contare su trasporti e viabilità eccellenti, grandi aeroporti, aree fieristiche e grandi palacongressi, decine di campi da golf, nautica, eventi culturali internazionali, il tutto supportato da un territorio estremamente curato apprezzato dal turismo di qualità e di ritorno.
La Sicilia pur possedendo un potenziale notevole, costituito da un enorme patrimonio artistico culturale, non ha infrastrutture adeguate e non possiede strutture in grado di attrarre flussi diversificati, per non parlare del territorio offeso da incuria degrado e inquinamento. Spesso leggiamo o ascoltiamo manifestazioni di orgoglio e soddisfazione da parte dei politici regionali e locali nel dichiarare che la Sicilia è la più visitata fra le regioni meridionali (dopo Campania e Puglia), che significa un modestissimo decimo posto fra le regioni italiane, quando in rapporto alle proprie potenzialità dovrebbe occupare i primi posti della classifica. In questi giorni si esulta per le 10 Bandiere Blu assegnate alla Sicilia, ottava regione per numero di vessilli e ultima in rapporto ai chilometri di coste.
Purtroppo la Sicilia non ha mai avuto l’attenzione e gli investimenti che meriterebbe. In Sicilia il turismo è gestito quasi esclusivamente dall’imprenditoria privata, che nonostante la quasi totale assenza di infrastrutture adeguate, grazie alla professionalità degli imprenditori è riuscita a fronteggiare i sempre più aggressivi competitor del mediterraneo, dove la sinergia fra pubblico e privato è elemento determinante che si traduce in grande evoluzione nel settore e scalate di classifiche. Giornalmente vediamo le efficaci campagne promozionali supportate da qualità dei servizi di paesi quali Grecia e Spagna che stanno catturando flussi diversificati, registrando la più alta richiesta di prenotazioni per i prossimi mesi.
Se in Sicilia, nemmeno dopo questa crisi si vedrà una vera svolta seria, competente da parte della politica, temo che tante aziende non riusciranno da sole a risollevarsi, con ripercussione inevitabile sui posti di lavoro.