Dopo la protesta di isolani, villeggianti e turisti al porto di Scari tutti vestiti di bianco, ora arrivano le richieste della neonata associazione “Amo Stromboli” guidata da Rosi Oliva, contraria allo sbarco selvaggio dei turisti escursionisti con i vaporetti che arrivano dalla Calabria e dalla Sicilia che giornalmente portano anche 10 mila persone sull’isola vulcanica. Il fenomeno riguarda anche la piu’ piccola isola delle Eolie, Panarea.
“Lo Stromboli è un vulcano attivo – dice Oliva – nei giorni di maggiore affluenza sull’isola sbarcano più di 10.000 persone contemporaneamente, circostanza del tutto incompatibile con le esigenze di gestione di eventi che superano la ordinaria attività del vulcano e ciò sia sotto il profilo della organizzazione di una eventuale evacuazione sia sotto il profilo della gestione di eventuali soccorsi e/o del panico che tali eventi generano su un pubblico non adeguatamente formato. Si arriva anche ad una congestione delle linee di telefonia cellulare con le connesse difficoltà nell’ipotesi di eventuali emergenze di cui al punto 1. Un numero così consistente di persone presenti nello stesso momento su un territorio di estensione limitata, non consente il corretto distanziamento sociale e il rispetto delle norme di sicurezza che la pandemia impone”.
E ancora “le autorità preposte alla vigilanza e ai controlli, sono assolutamente in numero insufficiente rispetto alla quantità di visitatori che ogni giorno sbarcano sull’isola”. La soluzione secondo Rosa Oliva ed i componenti dell’associazione potrebbe essere “la RFID (Radio Frequency Identification), che oltre ad avere costi bassi di realizzazione ed esercizio è facilmente gestibile con un basso utilizzo di risorse umane. Inoltre, vanno previste l’individuazione di aree e conseguente installazione di servizi igienici pubblici e l’attuazione del piano di raccolta rifiuti così come da appalto già aggiudicato per evitare che con tutta questa massa di gente l’isola continui a scoppiare anche di rifiuti”.