Fra Terrasini e Partinico, nei pressi di Montelepre, c'è un pezzo di montagna che guarda il mare: lo Zucco. Dietro a questa enorme roccia si nasconde una fetta di storia della Sicilia, che s'intreccia con la storia di Francia, ed in particolare della viticoltura e del vino. Perché Henry d'Orleans, duca d'Aumale, figlio di Luigi Filippo, il primo Re "borghese" di Francia, e di Maria Antonietta di Borbone, nel 1853, acquistò in Sicilia il feudo dello Zucco, una tenuta di 3.300 ettari coltivata ad uliveto e vigneto, che apparteneva agli eredi del Principe di Partanna.
L'affascinante storia del duca, tanto amato dai cittadini siciliani, da Partinico fino a Palermo, capace di dare lavoro in un'epoca di grande povertà a centinaia e centinaia di contadini con ottimi salari, è raccontata nel film documentario di Lidia Rizzo, dal titolo "Lo Zucco. Il vino del figlio del Re dei Francesi", presentato in anteprima assoluta, sabato scorso, nel Museo regionale di Palazzo d'Aumale, a Terrasini davanti ad oltre trecento persone. Il film, prodotto da Alessandro Bonifazi e Bruno Tribbioli – Blue Film, in collaborazione con la Regione Sicilia e Sicilia Film Commission, Istituto regionale Vini e Oli di Sicilia e altri enti, si propone di andare "alla ricerca del segreto di un vino famoso".
Nel docufilm Pietro Galioto, che ha ereditato da suo padre un pezzo della vecchia tenuta dello Zucco, narra tutte le leggende sul Duca raccontate dai vecchi contadini e ascoltate fin da bambino e sogna di produrre un giorno il vino moscato dello Zucco. Assieme alla sua testimonianza, nel film, fra le altre, quelle del compianto Vittorio Umiltà per anni presidente di Salvare Palermo, dello storico Salvo Di Matteo, di Gaetano Parmigiano della Società Siciliana per la Storia Patria.
Cosa portò, infatti, l'uomo più ricco della seconda metà dell'Ottocento a morire in una terra di provincia siciliana? La risposta è: lo Zucco, una splendida tenuta che dava un eccellente vino, che diventò famoso per la sua purezza rispetto ai Madera che si bevevano a quel tempo. Un vino moscato, prodotto dal Duca, esiliato dalla Francia, in uno stabilimento all'avanguardia che impiegò gran parte della popolazione di Montelepre.
Il Duca d'Aumale, adottato dal Principe di Condé, ereditò il castello di Chantilly e si impegnò per farlo diventare una dimora principesca. Grande collezionista, acquistò tanti quadri e libri tanto che oggi il Museo Condé Chantilly, per la ricchezza delle sue collezioni e i trentamila volumi in biblioteca, è il secondo Museo francese dopo il Louvre. Sposato con Maria Carolina, figlia del principe di Salerno, ebbe quattro figli, due morti subito dopo il parto e altri due giovani. Nel 1855 ricevette in dono dalla madre il Palazzo d'Orleans di Palermo con i terreni limitrofi e fece restaurare sia l'edificio che il giardino. Ritrovò in Sicilia la terra in cui applicare i precetti "agricoli" di Virgilio, autore amato dal suo precettore Cuvilliere-Fleury, con cui ebbe una fitta corrispondenza che durò tutta la vita e che testimonia il suo amore per i libri, le opere d'arte e il vino. Nella tenuta dello Zucco commissionò la realizzazione di grandi opere introducendo innovazioni nel campo delle produzioni agricole e in particolare nell'ambito di quella vitivinicola. Acquisì il Palazzo d'Aumale, edificio che si affaccia sulla spiaggia della Praiola, a Terrasini, che veniva utilizzato come magazzino di stoccaggio per conservare il vino prodotto proprio allo Zucco. Quel vecchio magazzino, la cui costruzione era stata iniziata dal Principe di Partanna, divenne una moderna cantina dalla quale il vino, imbarcato sulle navi francesi, veniva spedito in Francia, dove era molto apprezzato. Oggi il Palazzo è sede del Museo Interdisciplinare regionale di storia naturale e mostra permanente del carretto siciliano, ma conserva l'imponente impianto dell'antica struttura produttiva. Oggi il vino dello Zucco non viene più prodotto, ma, così come il Duca d'Aumale, ha lasciato un segno indelebile nella popolazione e nel territorio in provincia di Palermo. Ma le memorie sono pure testimoniate da documenti e foto presenti nel Museo francese.
Una storia di popolazioni, territorio, vino buono e aristocrazia francese ricca di fascino, sconosciuta ai più, ma che si tramanda da oltre 160 anni e che viene custodita come bene prezioso nei sentimenti più profondi di chi non conobbe il Duca ma lo amò e lo ama perché lo amarono genitori e nonni che quando morì in spalla portarono il suo "tabuto" in giro per tutta la tenuta dello Zucco. Una bella storia siciliana in salsa, pardon, in calice francese. (Roberto Ginex)