Overtourism e destagionalizzazione: due facce della stessa medaglia

Destagionalizzazione e overtourism sono stati i due termini che hanno tenuto banco in questa stagione turistica, soprattutto il secondo termine è stato particolarmente sbandierato come se fosse la metastasi del sistema e non la grande opportunità da governare. E se il primo risulta piuttosto obsoleto nella descrizione del fenomeno, il secondo risulta tra i neologismi più usati dai giovani (e non solo) tanto da essere entrato nell’aggiornamento digitale del dizionario lo Zingarelli 2025: l’overtourism è il sovraffollamento causato da un eccessivo afflusso di turisti in una località.

Recentemente si è discusso molto delle misure adottate dalle principali destinazioni turistiche per limitare l’afflusso eccessivo di turisti, con l’obiettivo di mantenere la vivibilità di questi luoghi. Il fenomeno dell’overtourism rende la vita difficile sia per i residenti che per i turisti, con città come Venezia che introducono una tassa d’ingresso per chi non soggiorna in città. Misure simili sono state adottate anche in altre città come Amsterdam, Parigi, Maiorca e Barcellona. In Italia, il 2023 ha visto un numero record di visitatori stranieri, creando sfide nella gestione dei flussi turistici. I social media contribuiscono all’overtourism, alimentando la ricerca di spot iconici per foto perfette. Le scelte dei viaggiatori stanno tuttavia cambiando, non solo dettate dalla ricerca di mete più vivibili e tranquille, ma anche dall’aumento del costo della vita. Secondo Expedia, le “destinazioni alternative” sono uno dei principali trend di viaggio del 2024, con i turisti che preferiscono mete meno conosciute e più convenienti. Ad esempio si può scegliere Taipei invece di Seoul, Pattaya invece di Bangkok e addirittura Palermo invece di Lisbona. Viaggiare verso una destinazione alternativa non solo riduce i costi, ma permette anche di godersi il luogo senza fretta e senza folla.

Esattamente quello che accade se si sceglie di viaggiare in un periodo poco gettonato, quindi destagionalizzando le vacanze. Non è un caso che l’allungamento delle stagionalità sia diventato uno dei punti cardine anche del programma del ministero del Turismo. Come ha detto la ministra Daniela Santanchè intervenendo all’inaugurazione di Travelexpo 2024, “l’allungamento delle stagionalità serve a non concentrare turisti esclusivamente in determinati periodi dell’anno e solo in alcune città. Allungare la stagionalità diventa una necessità che non dobbiamo assolutamente farci sfuggire, ma anzi favorire”. Per fare questo, sostiene la ministra, bisogna “potenziare i piccoli Comuni, che soffrono attualmente di spopolamento, dotandoli di servizi adeguati, rendendoli così appetibili per turisti stranieri, ma anche per connazionali che vogliono magari utilizzare la possibilità del lavoro agile per fare una piccola pausa durante l’anno, senza però allontanarsi troppo”. In pratica in una parola (destagionalizzazione), che può e deve diventare anche una buona pratica da seguire, c’è la chiave per risolvere il problema dell’altro (overturism), fenomeno che tanto sta facendo parlare di sè nell’ultimo periodo…

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