In Trentino sotto accusa il turismo per velocità propagazione del virus

Si pensa che sia stato il turismo a veicolare il virus del coronavirus in Trentino. Lo ha detto Paolo Bordon, dirigente generale dell’Azienda sanitaria trentina. Lo scorso 8 marzo, gli impianti del passo del Tonale erano già stati chiusi sul versante lombardo in conseguenza del decreto della presidenza del Consiglio del ministri per impedire la diffusione del virus Covid-19. Non in Trentino, dove invece si sciava regolarmente.

“In quella fase di grande frequentazione delle piste e delle località sciistiche trentine si è manifestato un contagio diffuso. In particolar modo partendo dagli operatori turistici: maestri di sci, personale che lavora negli impianti di risalita e nei luoghi di ristorazione. Questo è stato sicuramente un problema che ha avuto ricadute importanti – ha detto Bordon – Noi sicuramente abbiamo un numero di contagi molto elevato, è indubbio. Probabilmente, come abbiamo rappresentato più volte, se è stata perfettamente gestita tutta l’operazione dei cinesi di rientro in Trentino, era difficile immaginare per chiunque che fosse il turismo, in particolar modo il turismo di gente che proviene da zone a noi vicine come quelle lombarde, di cui molti hanno seconde case e frequentano abitualmente gli splendidi luoghi di vacanza delle località turistiche trentine, la, tra virgolette, minaccia da questo punto di vista”, ha detto Bordon.

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