“C’è un’evoluzione che non sappiamo dove possa andare, servono certezze sulle aperture e sui ristori”. E’ l’appello dell’associazione che riunisce le società di gestione degli impianti da sci in Valle d’Aosta, in vista dell’apertura della stagione invernale posticipata al 18 gennaio.
“Bisognerà vedere che cosa succede in quella data, con i tempi che corrono c’è estrema incertezza”, spiega Ferruccio Fournier, presidente dell’Associazione valdostana impianti a fune cui aderisco, tra gli altri, Courmayeur, Cervinia, Monterosaski, La Thuile e Pila. “Gli impianti sono abbastanza pronti, – spiega – la neve c’è, ma c’è il problema delle assunzioni degli stagionali, c’è da mettere in piedi l’organizzazione delle aziende per adattare le procedure al protocollo di sicurezza, su cui le società hanno già le idee chiare; per poter aprire abbiamo bisogno di saperlo una settimana prima”.
La maggiore incognita riguarda la mobilità tra regioni: “Non possiamo permetterci di far girare gli impianti solo per gli sciatori della Valle d’Aosta”, spiega Fournier. Il comparto fattura nella regione alpina tra i 70 e gli 80 milioni di euro a stagione e impiega circa mille persone, di cui poco meno di 400 a tempo indeterminato, i restanti sono precari stagionali. “La battaglia che stanno conducendo le Regioni si sta scontrando contro un muro: anche se dovessimo aprire – prosegue il presidente dell’Avif – ci sarà comunque una botta economica a causa dell’assenza degli stranieri, mentre dallo Stato non arriva alcuna notizia sui ristori se non delle rassicurazioni estremamente generiche”.