sabato, 23 Novembre 2024

Nautica, grandi marchi italiani escono da Confindustria

Rottura nel mondo della nautica: i principali marchi italiani hanno deciso di uscire da Confindustria perché “Ucina non presta alcuna attenzione all’innovazione”.

A sottoscrivere il documento il gruppo di 15 aziende che fa parte di Nautica Italiana e rappresenta l’eccellenza del settore: Apreamare, Azimut|Benetti, Baglietto, Cantiere delle Marche, Cantieri di Sarnico, Colombo, Gruppo Ferretti, Maltese, Mase Generators, Mondomarine e cantieri di Pisa, Opem Sistemi, Perini, Picchiotti, Tecnopool, Viareggio Superyacht, Vismara Marine.    

“La decisione – sottolineano – è motivata dalla ormai prolungata mancanza di attenzione, servizi e dedizione strategica al comparto nautico da parte di Confindustria, che si limita a svolgere una attività di supporto sindacale per le aziende a fronte di cospicui contributi. Tale disattenzione si è addirittura manifestata in modo scandaloso, nella sostanza e nella forma, per la mancata implementazione di una federazione di scopo, più volte annunciata, che avrebbe dovuto raccogliere tutti gli operatori del settore”.   

Questi gruppi insieme ad una sessantina di aziende del settore lo scorso anno erano già usciti da Ucina Confindustria Nautica. Lo avevano fatto – si legge nella nota – “per analoghe ragioni di immobilismo e di etica. Ucina in questi anni non ha saputo bilanciare correttamente le iniziative a supporto della piccola nautica e di quella di grandi dimensioni, e si è invece concentrata principalmente sull’organizzazione del Salone nautico di Genova.

Ucina – sottolineano – non presta alcuna attenzione all’ innovazione, ma per contro redige bilanci sui quali sono stati sollevati gravi dubbi dall’organo competente, tanto in Ucina stessa quanto in sede confederale. Ultimo, ma non ultimo – aggiungono i grandi marchi confluiti in Nautica Italiana – si tratta di una associazione presieduta da un dipendente di un gruppo francese, il gruppo Bénéteau, diretto concorrente della industria italiana. Un elemento poco compatibile per aziende impegnate a tenere alta l’immagine del Made in Italy nel mondo”.   

Per tutte queste ragioni, le 15 aziende che hanno sottoscritto il documento “rescindono formalmente la propria iscrizione da tutte le associazioni territoriali in cui sono presenti le proprie sedi ed i propri cantieri”.

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