giovedì, 19 Dicembre 2024

Bonisoli riforma il Mibac: obiettivo razionalizzare spesa ed evitare sprechi

Il decreto di riorganizzazione del Mibac, appena approvato in Consiglio dei Ministri, è stato inviato, come da prassi, alla Corte Conti”. Lo ha annunciato il ministro Alberto Bonisoli. “Vi sono alcuni elementi di novità. Maggiore attenzione ai territori, la cancellazione di inutili sovrapposizioni attraverso l’eliminazione di duplicati e funzioni doppie per una migliore azione amministrativa, ottimizzazione ed razionalizzazione della spesa, superando i confini amministrativi e legando tra di loro situazioni e siti secondo una logica tematica”, ha spiegato.

Per quanto riguarda i prestiti e gli scambi con l’estero di opere d’arte “le novità introdotte – ha aggiunto il ministro – rispondono ad una esigenza di certezza del diritto e uniformità delle procedure”. Infatti “si è deciso di armonizzare le relazioni internazionali evitando comportamenti opportunistici che, invece, l’attuale normativa, al contrario, consentiva”.

Infine si è deciso di rafforzare la capacità di spesa del ministero, creando una direzione che si occuperà esclusivamente di contratti per regolamentare l’attuale caos delle stazioni appaltanti. “Per la prima volta nella storia del Mibac, il processo che ha portato alla rielaborazione di questo decreto – ha concluso Bonisoli – ha avuto un percorso partecipato e concertato, cominciato mesi fa. Prima della stesura definitiva sono stati riuniti e ascoltati sindacati, dirigenti, associazioni, terzo settore il cui parere è stato tenuto in ampia considerazione e con cui è stata definita una precisa road map che si è chiusa con la firma del presidente del Consiglio dei Ministri”.

Ma la riforma firmata dal pentastellato Alberto Bonisoli per rivedere ancora una volta l’organizzazione del ministero voluto nel 1975 da Spadolini e smontare almeno in parte le novità introdotte dal predecessore Franceschini, sembra comunque destinata a far discutere.

Con i dubbi di Paolucci e gli strali di Vittorio Sgarbi (“una riforma inutile perché il governo cadrà”). Ma anche con i ragionamenti degli esperti dell’Irpa, istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione, che nel nuovo testo individuano almeno “quattro gravi novità”, ovvero, come esemplifica all’ANSA il presidente Lorenzo Casini professore ordinario di diritto amministrativo, “l’ipertrofia del centro, la mortificazione della amministrazione periferica, l’indebolimento del sistema museale, il caos in materia di esportazioni”.

Non solo: comparso a sorpresa nel pomeriggio di ieri nell’elenco delle misure all’esame del Consiglio dei ministri ed approvato in tarda serata, il decreto per la riorganizzazione del ministero del Collegio Romano non è stato sottoposto all’esame del Consiglio superiore dei beni culturali: non era obbligatorio, certo, ma in tanti anni, viene fatto notare, è la prima volta che succede. Uno sgarbo, insomma, nei confronti del parlamentino Mibac appena insediato (la prima seduta si è svolta martedì 18 giugno) che pure aveva chiesto formalmente di poter esaminare il testo del provvedimento prima che questo venisse portato all’attenzione dei ministri riuniti.

 

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