“Nessuna riforma della controriforma”. Così Dario Franceschini presenta al Parlamento le linee programmatiche del suo nuovo mandato, il secondo, alla guida di Cultura e Turismo. E subito tende la mano al suo predecessore pentastellato Alberto Bonisoli, lo ringrazia, smussa con abilità le polemiche che poco più di un mese fa avevano visto sulle barricate i due partiti ora alleati.
“Ci sono stati dei correttivi, ma senza toccare i cardini della riforma”, premette il ministro che non dimentica mai di parlare anche come capo delegazione Pd. Certo, ci sono stati i decreti di agosto, che lui appena rientrato al Collegio Romano ha fatto bloccare, ma anche qui Franceschini smussa, parla di decisione “cautelativa”, spiega di aver ascoltato i sindacati, si mostra aperto. Ad ascoltarlo e poi a fargli domande nella grande sala del Mappamondo ci sono del resto tanti esponenti dei 5stelle, che gli chiedono rassicurazioni e continuità.
Nelle sue indicazioni il ministro va giù liscio, apre con un argomento caro agli alleati, quello della tutela dei beni e del paesaggio, si mostra paladino delle soprintendenze aborrite dall’ex collega di partito ed ex premier Matteo Renzi (“vanno tutelate, valorizzate, difese”). Poi però chiarisce che continuerà sulla strada intrapresa cinque anni fa, conferma la scelta delle soprintendenze uniche (“Hanno aiutato cittadini e imprese, casomai vedremo come ridurle geograficamente”), ribadisce le scelte fatte per i musei (“Un’esperienza che va rafforzata”), sottolinea la necessità di puntare come mai sulla “diplomazia culturale” (quella che lo ha aiutato a riportare la pace con i francese accettando lo scambio Leonardo-Raffaello e che oggi lo fa rallentare sulla conferma di Schmidt agli Uffizi per non mettere a rischio i rapporti con l’Austria).
Anche su quella che definisce la sua sfida per il nuovo mandato si riconosce una comunanza con il mondo pentastellato: “Va bene il patrimonio, ma ora dobbiamo investire su quello che al ministero ancora non c’è, l’arte contemporanea, l’architettura, le industrie culturali e creative, la fotografia”. C’è il nodo del turismo, che torna al Mibact dopo la parentesi all’Agricoltura voluta dalla Lega. L’Italia “meriterebbe un ministero ad hoc”, dice, però mancano le risorse.
Ma soprattutto Franceschini sottolinea l’urgenza di assumere, anche qui in continuità con il predecessore Bonisoli. Del resto su questo non c’è tempo davvero da perdere: “Ci sono 4mila carenze in organico ed è un problema destinato a crescere”, fa notare il ministro, c’è il rischio di perdere tanto prezioso know how. Ed è proprio il suo predecessore a fine giornata a fargli notare che ci sono già pronti due concorsi e anche le risorse per farli.