giovedì, 19 Dicembre 2024

Alberghi di Torino a rischio chiusura per caro energia? Le associazioni non ci stanno

“La ripresa economica del comparto turistico-ricettivo di Torino e della provincia dopo due anni di pandemia rischia di essere cancellata dai rincari dell’energia elettrica e del gas che si stanno verificando da mesi per effetto della situazione geopolitica e speculazioni che si protraggono ormai da più di un anno e cioè da quando il costo dell’energia ha iniziato a salire senza alcun controllo. Senza un intervento di sostegno e alleggerimento da parte del governo e delle istituzioni locali, le strutture ricettive torinesi rischiano la chiusura per contenere i costi come già accaduto nel 2020 per il Covid-19”. A lanciare l’allarme Federalberghi Torino, Gruppo Turistico e Alberghiero – Unione Industriali di Torino e AssoHotel Confesercenti. 

“I rincari arrivati a luglio al 400% e, purtroppo, ancora non terminati, che le imprese stanno subendo e subiranno nei prossimi mesi vanificheranno completamente i risultati positivi relativi ai flussi turistici e all’occupazione delle camere, annullando totalmente la ripartenza che aveva iniziato a intravedersi a partire dalla primavera di quest’anno, con picchi molto interessanti nel periodo maggio-agosto e buone prospettive anche per l’autunno, grazie agli eventi e alle manifestazioni ospitate in città”, spiegano

Secondo i dati raccolti da Federalberghi Nazionale, il costo medio per una struttura che si attestava sui 120.000 euro (di cui 94.000 euro per l’energia elettrica e 26.000 per il gas) rischia di quadruplicare nei prossimi mesi. Per fare un esempio, a luglio 2021 un hotel leisure da 60 camere che pagava una bolletta dell’energia elettrica 8.000 euro, nel luglio 2022 ha pagato 34.000 euro. Il quadro, nei prossimi mesi, è destinato a peggiorare a causa dell’ulteriore aumento dell’energia e per l’attivazione del riscaldamento.

“La situazione che andrà peggiorando nei prossimi mesi rischia di infierire un altro duro colpo alle imprese turistico-ricettive che si stavano faticosamente riprendendo dopo i due anni di pandemia – dice Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino – siamo in una situazione peggiore di quella verificatasi con i lockdown, con la differenza che ora i flussi turistici sono tornati. Il budget annuale per pagare le bollette l’abbiamo già esaurito, ora non potremo che aumentare l’esposizione bancaria e debitoria, senza un intervento da parte del governo e senza opportune compensazioni a livello locale l’unica strada, per molte strutture, sarà di nuovo quella di chiudere mettendo in cassa integrazione i dipendenti”.

“Dopo oltre due anni di fermo quasi totale dovuto alla pandemia, i risultati conseguiti durante i mesi estivi hanno risollevato il turismo a Torino e ci hanno confermato la capacità di attrazione della nostra destinazione – dice Federico De Giuli, presidente del Gruppo Turistico e Alberghiero dell’Unione Industriali di Torino – purtroppo, però, l’aumento dei costi dell’energia diretti ed indiretti sta vanificando i risultati ottenuti. Ritengo, assolutamente indispensabili interventi urgenti quali la sterilizzazione degli aumenti del gas e dell’energia elettrica e provvedimenti finalizzati al raffreddamento dei prezzi ‘alla fonte’. Occorre inoltre agire sulla decontribuzione per contenere il costo del lavoro. Queste azioni non possono più aspettare, se vogliamo garantire la continuità delle attività nei prossimi mesi ed evitare che l’occupazione dei lavoratori del settore sia messa a rischio”.

“Gli spropositati aumenti dell’energia, a fronte di uguale o addirittura di minor consumo, hanno portato questo costo a diventare la prima voce che grava sui bilanci delle imprese ricettive – dice Giulia Beccaris presidente di Assohotel Confesercenti Torino – Le imprese non possono reggere a lungo. Iniziamo a registrare i primi segnali di grande difficoltà e il rischio di un sovra indebitamento per far fronte alle spese. Soprattutto ci preoccupa la tenuta delle strutture a conduzione diretta che, malgrado la ripresa dei flussi turistici, non sono in grado di sostenere questi aumenti”.

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