Dalla echinococcosi alla leishmaniosi, dalla dengue alla chikungunya, sono diverse le malattie tropicali neglette trasmissibili nel nostro Paese che possono dar luogo a focolai. A richiamare l’attenzione sull’importanza di migliorare la conoscenza, la sorveglianza e la gestione di tali patologie, gli esperti dell’IRCCS per Malattie Infettive e Tropicali Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in vista della Giornata Mondiale delle Malattie Infettive Tropicali Neglette che si celebra domani, martedì 30 gennaio.
Nel 2023, in Italia sono stati 82 i casi autoctoni di dengue, la “febbre spaccaossa”, avvenuti direttamente nel nostro Paese, e 280 quelli importati da viaggiatori tornati da luoghi in cui la malattia è endemica. In tutto, sono 12 le patologie che hanno trasmissione sul nostro territorio, delle 21 che compongono il mosaico delle malattie infettive tropicali neglette (NTDs), spesso causate da cambiamenti climatici, turismo e globalizzazione.
“Circa 5000 le persone colpite nel nostro Paese dove in particolare la dengue ha fatto registrare nel 2023 il record europeo per casi autoctoni – spiega Federico Gobbi, direttore del dipartimento di malattie infettive e tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e professore associato di malattie infettive all’università di Brescia -. L’Italia è un osservato speciale, complice il cambiamento climatico che ha determinato la diffusione della zanzara tigre sul territorio nazionale. A preoccupare è il rischio endemico di dengue e anche di chikungunya in aumento con l’arrivo della primavera”.
Lo conferma anche un’analisi pubblicata su New Microbes and New Infections che ha evidenziato come la zanzara tigre sia uno dei principali vettori di tali patologie in Europa. “Poiché nel 50-90% degli individui la dengue appare in forma asintomatica o molto lieve, molti casi passano inosservati”. Nel 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato una road map per le malattie tropicali dimenticate ed eradicare queste patologie, ma “ad oggi siamo ancora lontani dal raggiungere pienamente questi risultati”, conclude Gobbi.