lunedì, 29 Luglio 2024

Via Appia diventa patrimonio Unesco, esulta Sangiuliano

La Via Appia entra ufficialmente nella lista del Patrimonio Mondiale dell’umanità, iscritta dal Comitato Unesco riunito a Nuova Delhi nella 46^ sessione: è il 60° sito italiano, a consolidare così il primato del Belpaese. Un risultato frutto del lavoro di squadra – sottolineano dal ministero della Cultura, che per la prima volta ha promosso direttamente la candidatura – che ha coinvolto 4 Regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 13 Città metropolitane e Province, 74 Comuni, 14 Parchi, 25 Università, rappresentanze delle comunità territoriali, associazioni, nonché il ministero degli Esteri e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra della Santa Sede: l’Appia è la strada dove sorse la prima catacomba, fu percorsa da Paolo per arrivare Roma e poi da Pietro e fu una delle prime ‘viae peregrinorum’.

“È un punto di partenza – sottolinea in un’intervista a Rainews24 il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – e non di arrivo: inizia una grande opera di valorizzazione con le amministrazioni locali affinché questo riconoscimento sia un’occasione di sviluppo socio-economico per le tante comunità che vivono su questi territori. La consacrazione della nostra storia, tradizione e identità da parte dell’Unesco è infatti anche un impegno e una responsabilità: dobbiamo prenderci cura di questo valore – avverte il ministro – ed evitare che possa degenerare in forme di degrado, far sì che questa grande via diventi anche un percorso turistico per tanti visitatori che vengono in Italia”.

L’iscrizione nella lista Unesco “è un grande successo per il ministero della Cultura, ma soprattutto per quei milioni di italiani che vivono nei territori della Via Appia”, aggiunge il sottosegretario Gianmarco Mazzi. “Tutte le strade dell’Unesco portano in Italia. Oggi anche la Via Appia diventa suo patrimonio. In poche parole l’Italia è patrimonio dell’umanità”, festeggia su X la ministra del Turismo Daniela Santanchè.

Intanto Touring e Legambiente lanciano l’Appia Day 2024, con decine di iniziative il 22 settembre. Il tracciato della Regina Viarum, iniziato nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma a Capua, fu poi prolungato fino a Benevento, Venosa, Taranto e Brindisi, testa di ponte verso la Grecia e l’Oriente. L’Appia iniziava a Porta Capena, nei pressi del Circo Massimo, e proseguiva fino a destinazione secondo un percorso lineare e agevole, che si interrompeva solo nei pressi di Terracina, dove era necessario attraversare un canale navigabile che fiancheggiava la via: chiamato decennovium perché era lungo 19 miglia, vi si procedeva tramite chiatte trainate da animali da tiro. Testimone illustre il poeta Orazio, che in una delle sue satire descrive il viaggio verso Brindisi lamentandosi delle zanzare che infestavano le paludi pontine. Solo sotto Traiano si provvide a bonificare la zona e a lastricare anche questo tratto di strada. Largo circa 4,10 m, una misura che rendeva facile la circolazione nei due sensi, il tracciato era affiancato da marciapiedi laterali contornati da monumenti funerari che i passanti potevano ammirare, spezzando la monotonia del viaggio. Stazioni di posta, alberghi, osterie, piccoli impianti termali e servizi per i viaggiatori scandivano il percorso. Concepita per esigenze militari, la Via Appia divenne da subito asse di comunicazioni commerciali e culturali, modello delle successive vie pubbliche romane e, in un certo senso, origine del complesso sistema viario dell’Impero, alla base dell’attuale rete di comunicazione del bacino del Mediterraneo.

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