martedì, 17 Settembre 2024

Appello da ambientalisti contro l’osservatorio a Monte Mufara

Le associazioni ambientaliste Cai, Gre, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Rangers d’Italia e Wwf rilanciano l’appello “Salviamo la Mufara, cuore verde del Parco delle Madonie”, sottoscritto da uomini di scienza e di cultura, esperti e operatori delle aree naturali protette, dirigenti pubblici, giuristi, imprenditori, naturalisti, ex direttori di parchi e componenti di comitati scientifici, “contro la realizzazione di un osservatorio astronomico in Zona di protezione integrale del Parco delle Madonie, area sottoposta a plurimi regimi di vincolo”.

Le associazioni ricordano che il progetto dell’osservatorio su Monte Mufara, “di dimensioni smisurate e altamente invasivo, è privo di alcune autorizzazioni fondamentali (come quella paesaggistica negata dal 2022 dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Palermo) e lo si vorrebbe realizzare in deroga ai vincoli di tutela sulla base di una norma fortemente viziata e del mancato rispetto dell’articolo 9 della Costituzione”.

“A fine agosto – spiegano gli ambientalisti – erano iniziati i lavori in modo improvvido e a seguito di un ricorso, la prima sezione del Tar Sicilia Palermo, con decreto presidenziale del 4 settembre, ha disposto l’immediata sospensione dei lavori. Nei giorni scorsi strumentalmente c’è chi ha voluto contrapporre la conservazione della natura alla ricerca astronomica, dimenticando due cose importanti: il contenzioso in atto riguarda la costruzione dell’ osservatorio, e quindi di un’opera edilizia, e non il telescopio Flyeye che è stato già costruito ed è già collocato presso la sede dell’Agenzia spaziale europea di Matera; l’osservatorio è una costruzione civile che prevede opere accessorie non direttamente connesse con la ricerca scientifica (cucine, bagni, parcheggi, depositi, strade di accesso, ecc.) e che ben possono essere delocalizzate o progettate in modo meno invasivo”. Monte Mufara è inserito nel Parco delle Madonie ma anche nel Geopark Unesco. Gli ambientalisti hanno creato una pagina social “per fare corretta informazione”. L’appello diffuso è aperto a ulteriori sottoscrizioni inviando una mail a [email protected].

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