venerdì, 22 Novembre 2024

Assoturismo Abruzzo dice no al petrolio

Zunica chiede al presidente Chiodi la revoca delle concessioni

No all’estrazione del petrolio in provincia di Teramo e alla trasformazione della Regione in distretto petrolifero. E’ chiara la posizione di Assoturismo Abruzzo che per bocca del suo presidente Daniele Zunica chiede una posizione altrettanto netta alle istituzioni e al presidente Gianni Chiodi di adoperarsi per la revoca delle concessioni o quantomeno per una moratoria di lunghissimo periodo.. “Nonostante tutte le parole, ufficialmente, dal primo gennaio 2010, l'Abruzzo sarà un campo aperto per i petrolieri. Quasi la metà del territorio abruzzese è interessato da attività legate alla ricerca, all'estrazione e lo stoccaggio di idrocarburi. Sono coinvolti 221 comuni, di cui 52 sono interessati da concessioni di coltivazione, a rischio di trivellazione. La situazione è già oltre il livello di allarme. C’è un provvedimento del Consiglio dei Ministri del 27 giugno che definisce l'Abruzzo territorio destinato alle attività di ricerca e di estrazione del petrolio in mare e a terra. Se non bastasse, il disegno di Legge 1441 sottrae alle regioni la valutazione di impatto ambientale per le concessioni di estrazione petrolifera escludendo i comuni da ogni possibilità di decidere in materia. Si consente, in tal modo, al governo centrale di decidere da solo, contro la volontà degli abruzzesi, se dare vita agli impianti previsti.
Intanto però il turismo costituisce il perno dell’economia regionale. Con grandi sforzi gli operatori stanno investendo da anni nella valorizzazione della vocazione naturalistica della Regione garantendo la qualità del mare e dei servizi, le Bandiere Blu, promuovendo la regione come la più verde d’Europa. Tutti gli sforzi e i risultati raggiunti nel corso degli anni verrebbero completamente annullati dal proseguimento degli intenti del governo centrale e delle multinazionali del petrolio, in cambio dell’ottenimento di pochi spiccioli e poche decine di impieghi garantiti, ma con la devastazione del territorio, la perdita delle produzioni di eccellenza dei prodotti tipici (non solo vini, ma anche oli, paste, farro, ecc) e mettendo a rischio la salute e la sicurezza dei cittadini”.

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