Nell’estate 2014 Sea andrà in Borsa e il Comune di Milano, socio al 54,81%, scenderà al 48,1%. Nulla resterà, invece, alla Provincia di Milano, titolare del 14,56%, che metterà la propria partecipazione al servizio della quotazione in Borsa. Si procederà con un mini-aumento di capitale per raggiungere un flottante del 25%, comprese l'opzione di greenshoe e la bonus share. I nuovi soci avranno un vincolo di lock-up fissato in 180 giorni.
La decisione ha generato una spaccatura all'interno della maggioranza di centrosinistra a Palazzo Marino. Compatto, invece, il voto di Asam (Provincia di Milano), che ha l'intenzione di alienare l'intera quota. Tale scelta è stata però criticata dal fondo F2i di Vito Gamberale, che vedrà diluire la propria partecipazione dal 29,75 al 26,1%. "Non è chiaro – si legge in una nota di F2i – come mai il Comune di Milano non partecipi direttamente alla quotazione, attraverso la cessione di un proprio pacchetto di azioni, ma si limiti a far vendere l'intera quota della Provincia ed a far proporre un contenuto e non ben motivato aumento di capitale. In particolare, quello che viene definito come un ‘limitato flottante’, avrà l'effetto di ridurre la liquidità del titolo proprio in una fase ancora critica per le borse”.
Critico anche l'Onlit, Osservatorio nazionale sulle liberalizzazioni, che definiva la privatizzazione di Sea come un “colpo alla liberalizzazione del sistema”. Secondo l’Onlit lo sbarco in borsa servirà a sostenere un piano di investimenti “sovrastimato, inutile e irrealizzabile, che non riduce i costi o rende più efficiente l'aeroporto di Malpensa, ma ne moltiplica le criticità sotto il profilo finanziario e ambientale”.