Non va male il turismo italiano che ha un impatto sul Pil del 5,4%, non distante dalla Spagna (6,4) e dalla Francia (6,2). Lo rileva la ricerca pubblicata da Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno) sull'ultimo numero del periodico Rassegna Economica, presentato a Napoli.
Dai dati si rileva, inoltre, un valore aggiunto pari a 82,8 miliardi di euro, pari al 6% del valore aggiunto totale dell'economia; incidenza molto vicina, ad esempio, al settore delle costruzioni.
L'Italia, illustra lo studio, è tra i primi dieci paesi per domanda turistica straniera: occupa il quinto posto, con 46,1 milioni di turisti, dopo i Paesi diretta concorrenti, vale a dire la Francia (prima) e la Spagna (quarta).
"I dati – ha confermato Paolo Scudieri, presidente di Srm – parlano di un settore che cresce a ritmo costante, per i prossimi 20 anni è prevista una crescita di più del 5% annuo. Bisogna però fare sistema, senza pensare che il turismo sia solo albergare, ma ampliare l'offerta coinvolgendo attività dell'agroindustria, culturali e del turismo diffuso".
Tra i problemi evidenziati, anche quello delle competenze della promozione, come spiega Maurizio Barracco, presidente del Banco di Napoli: "Dobbiamo puntare – spiega – sul turismo culturale per le nostre città. Ma dobbiamo soprattutto e coordinare meglio l'offerta tra lo Stato, le regioni e gli altri enti locali. C'é troppa parcellizzazione delle competenze e ogni regione si fa la sua politica turistica".
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