Il Tribunale di Rimini ha dichiarato il fallimento della società del Grand Hotel di Riccione per 20 milioni di euro. Lo riportano i quotidiani locali che specificano come la società Marebello abbia accumulato un passivo tale da non poter permettere un concordato preventivo.
La curatela fallimentare nominerà un perito che con una perizia stabilità il valore dell’immobile per arrivare alla messa in vendita dell’intero lotto.
Il Grand Hotel di Riccione fu inaugurato nel 1929, a due passi da viale Ceccarini, un gioiello di stile liberty, di proprietà di Gaetano Ceschina, imprenditore milanese che fece fortuna in epoca fascista. Lo stabile ha 155 camere, eleganti arredi, tre campi da tennis e golf in miniatura, oltre a una piscina. Ritrovo privilegiato dell’élite fascista, dopo la guerra divenne sede di tante feste vip. Nel Capodanno 1965
protagonista fu Mina.
Il suo declino è stato lento ma inesorabile vista anche la difficoltà – perché estremamente onerosa – della manutenzione dell’immenso stabile chiuso al pubblico da più di dieci anni. L’anno scorso, in seguito alla morte di un ragazzo senegalese di 21 anni, Diongue Madiaye, nella piscina del Grand Hotel, il titolare Giovanni Andreatta, nonché procuratore della società Marebello, è stato indagato per omicidio colposo.
La prossima settimana in udienza in Tribunale a Rimini il caso dovrebbe chiudersi con la ratifica da parte del giudice di un accordo di patteggiamento.