“Questa è stata la prima vera stagione turistica dopo il Covid. Quella dell’anno scorso aveva numeri drogati perché c’erano ancora regole restrittive per il Covid e così siamo rimasti in Italia. Ma stavolta dopo essere stati fermi per tre anni in molti hanno scelto di andare all’estero”. Lo dice all’ANSA Marco Bruschini, direttore Agenzia regionale delle Marche per il turismo, a margine della conferenza per il cammino dei Cappuccini, nato nel 2021 nelle Marche, e rilanciato anche come ideale anticipazione dei 500 anni dell’Ordine nel 2028.
“Un problema è che la stagione sia partita tardi – spiega – C’è stato un maggio pessimo. Questo ci deve far capire che dobbiamo fare allungare la stagione turistica: settembre è sempre un bel mese e speriamo lo sia anche ottobre. Se riuscissimo ad arrivare nelle Marche ad avere
una stagione che partisse dal primo giugno e arrivasse al 31 ottobre sarebbe veramente un grande sviluppo per tutto il turismo. Per riuscirci dobbiamo dialogare con le strutture ricettive, i sindaci e tutte le istituzioni e soprattutto lavorare con l’estero, perché ottobre è tipicamente più legato ai mercati internazionali e stranieri. Quello che faremo come Atim è riuscire a fare anche una buona programmazione legandola
ai periodi delle ferie scolastiche nei Paesi stranieri. Periodi nei quali garantire ci siano pacchetti turistici con dei long weekend per venire nel nostro territorio. L’impatto dell’alluvione “è stato sull’immagine complessiva – commenta – perché la gente non capisce bene dove si è fermata. E’ chiaro che c’è stato un ritorno negativo per tutta la zona nord delle Marche”.
Per Bruschini è fondamentale, per sostenere il turismo nella regione lavorare sui voli di collegamento con le Marche, “che abbiamo raddoppiato”. Per quanto riguarda i costi aumentati delle vacanze, “io dico sempre che i prezzi li fa il mercato, non penso ci debbano essere calmieri, però quando si decide di aumentare i prezzi, bisogna decidere anche di aumentare i servizi e la loro qualità. Oggi siamo davanti a viaggiatori che capiscono tutto questo. C’è una scelta sul prezzo ma soprattutto sulla qualità del servizio erogato. Sarebbe stupido – sottolinea
– aumentare i prezzi perché abbiamo assecondato la stagione drogata dell’altro anno e poi non dare i servizi, perdendo così delle quote di mercato che invece stiamo faticosamente riuscendo a riconquistare”.