“Le dichiarazioni del ministro Gian Marco Centinaio nell’intervista di ieri sul Corriere della Sera in tema di classificazione alberghiera, toccano alcuni dei temi più cari alla nostra associazione e su cui da tempo chiediamo un deciso intervento”. Lo dice Giorgio Palmucci, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi secondo cui “da un lato c’è l’esigenza di attualizzare la classificazione sia in termini di parametri che di controlli. Un aspetto certamente importante che ci permette di sollecitare il Ministro su un ulteriore tema di assoluta rilevanza per il settore, quello del Tax credit riqualificazione. Nell’ultima tornata le risorse disponibili sono andate esaurite in 12 secondi con 864 domande soddisfatte ed altre 1.486 che sono rimaste senza risposta. Questo ci dice che lo strumento è buono, ma va necessariamente potenziato.
Dall’altro – aggiunge Palmucci – la presenza in rete di strutture che si pubblicizzano on line sulla base di classificazioni ‘auto attribuite’, in molti casi senza neppure essere di tipo alberghiero, un problema che affligge il prodotto turistico italiano già da tempo.
Una situazione che inquina il mercato e condiziona la trasparenza dell’offerta che costituisce un prerequisito per la competitività del nostro Paese. Un danno che si riverbera sull’intero settore ogni qual volta le attese di un cliente vengono disattese e non trovano un adeguato riscontro nella realtà.
Da molto tempo abbiamo chiesto un intervento, in particolare nei confronti delle OTA che, pur lavorando sulla base di complessi contratti con le strutture presenti sulle loro piattaforma, non fanno alcun controllo sulla reale natura delle strutture stesse e quindi del servizio che offrono ai loro clienti. Controlli che non sarebbero neppure cosi complicati visto che si tratta di attività soggette a licenza. Conosciamo la complessità di rapportarsi con le grandi realtà dell’online, ma siamo certi che il ministro Centinaio vorrà fare sentire la sua voce.
L’Italia è un mercato imprescindibile per gli operatori dell’online ed è necessario che ci sia il rispetto delle norme e, laddove non esistenti, delle regole che blocchino l’incontrollata fuga di valore all’estero che le grandi piattaforme rendono oggi possibile. In questo senso la sentenza del Consiglio di Stato su Airbnb – conclude Palmucci – segna un passo in avanti importante verso l’obiettivo di una fiscalità più efficace in cui anche i grandi player internazionali del web facciano la loro parte”.