Decolla a giugno la newco pubblica per la nuova Alitalia. La compagnia avrà una flotta iniziale di oltre 90 velivoli, punterà sul lungo raggio e forse farà parte di una nuova alleanza internazionale. Difficile però assicurare che questo si traduca in zero esuberi, ammette il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli che, facendo il punto sul futuro della compagnia in audizione alla Camera, assicura però la “massima tutela” per i lavoratori, tranquillizza sui soldi in cassa e non esclude che lo Stato possa un domani ridurre il proprio controllo totale.
Le parole di Patuanelli vogliono innanzitutto fare chiarezza sulle indiscrezioni emerse dopo gli ultimi incontri con i sindacati. Per la newco, che potrà partire “entro le prime settimane di giugno” (si procederà con l’affitto degli asset per rendere più rapido il passaggio), “si è parlato di una flotta molto molto limitata”, di 25-30 aerei: “ciò non corrisponde al vero, il range di aeromobili che transiteranno immediatamente alla newco è superiore ai 90, dai 113 di oggi”, ha chiarito Patuanelli, che immagina da questa base uno sviluppo futuro, anche con l’acquisto sul mercato di nuovi aeromobili, che la porti ad avere anche “una dimensione aziendale superiore ad oggi”.
Almeno all’inizio, però, la nuova Alitalia sarà un po’ più piccola e con meno dipendenti: parlare di esuberi zero è “molto difficile”, ammette il ministro, ma “l’accompagnamento tra la oldco e la newco dovrà garantire la massima tutela occupazionale”. Per questo il ruolo dei sindacati nella newco dovrà essere “molto forte”, sottolinea il ministro confermando l’idea allo studio di un board con la presenza sindacale o quantomeno con un modello a doppio livello.
La nuova Alitalia, che decollerà dopo oltre tre anni di amministrazione straordinaria, sarà come previsto “inizialmente” in mano pubblica, ma in un momento successivo potrà essere valutato “l’eventuale mantenimento totale della compagnia in mano pubblica”. Non è escluso inoltre che cambi anche l’alleanza internazionale di cui fa attualmente parte, Skyteam: “il 21 maggio scade l’antitrust transatlantica” e verrà meno “la difficoltà transitoria del passaggio di alleanza”, a quel punto starà ai Ministeri competenti insieme all’amministrazione e alla newco “capire se eventualmente interloquire per un passaggio di alleanza”, nella consapevolezza – avverte Patuanelli – che “lo stand alone può avere un percorso limitato ma non può essere l’obbiettivo della nostra compagnia di bandiera”.
Le prossime settimane saranno dedicate alla messa a punto del piano industriale, che disegnerà una compagna più spostata sul lungo raggio (l’obiettivo è arrivare al “30% della flotta”), dedicherà un maggior peso al cargo (“nelle ultime settimane ha dimostrato importanza”) e passerà al setaccio “criticità” della parte volo.
Intanto il lavoro del commissario straordinario Giuseppe Leogrande e del direttore generale Giancarlo Zeni, che in questi mesi hanno lavorato a “ridurre i costi della compagnia” (anche con nuovi contratti, sfruttando la leva della newco), mostra i suoi frutti: hanno “fatto molto” come dimostra il fatto che la “dotazione economica nata in periodo pre-Covid”, con il prestito di 400 milioni, “è sufficiente” per arrivare a maggio come previsto, nonostante l'”enorme perdita” di questo mese e mezzo.
E ora dopo l’emergenza Covid, che non ha risparmiato nemmeno i colossi dei cieli europei (Lufthansa ha avuto 1,2 miliardi di perdite nel primo trimestre) consentirà ad Alitalia “nel momento in cui il mercato potrà ripartire – assicura il ministro – di partire alla pari con tutti gli altri competitor”.