2018 da record per le Ferrovie dello Stato. Il Gruppo archivia l’anno con un utile di 559 milioni (+1,3%) e ricavi per 12,1 miliardi (+30%). Il risultato netto è “il dato più performante della storia di Fs” e “per la prima volta abbiamo abbattuto il muro dei 10 miliardi di ricavi”, sottolinea l’ad Gianfranco Battisti, annunciando per il 2019 “un ulteriore potenziale miglioramento della performance industriale”. Il bilancio approvato dal cda di Fs evidenzia anche un Ebitda di 2,5 miliardi (+7%), un Ebit di 714 milioni, investimenti tecnici pari a 7,5 miliardi (di cui il 98% in territorio italiano), una solidità finanziaria che si rafforza con 41,8 miliardi di mezzi propri e una posizione finanziaria netta che migliora a 6,7 miliardi. Il valore economico distribuito ammonta a 9,9 miliardi e le attività e gli investimenti del Gruppo contribuiscono in modo diretto e indiretto alla crescita dell’economia italiana per 0,9 punti percentuali di Pil.
Le Fs che nel 2006 perdevano circa 2 miliardi oggi sono “un gruppo in grado di sostenere le sfide future”, con le necessarie “condizioni di sostenibilità finanziaria”, sottolinea l’ad, assicurando ancora più impegno per i pendolari del trasporto regionale, ma anche una “feroce accelerazione” sui cantieri, oltre all’obiettivo di garantire i livelli di sicurezza e di migliorare la puntualità (già nei primi mesi dell’anno si sono già recuperati 20 punti percentuali). Resta invece in stand by il capitolo Anas (nel Gruppo da inizio 2018, ma su cui il Governo intende tornare indietro): “Anas la riteniamo parte integrante del nostro gruppo. Per il momento – spiega Battisti – se la politica non decide diversamente, siamo perfettamente integrati”.
Ma il vero tema caldo al momento è Alitalia. “Il dossier è in corso di valutazione e quando saremo pronti lo diremo”, si limita a dire Battisti, sottolineando con forza le due condizioni di Fs: che ci sia un ritorno sull’investimento e che sia “un’operazione industriale”. Nessun commento invece sui possibili partner da affiancare a Delta dopo l’uscita di scena di EasyJet (è spuntato il nome di China Eastern, mentre si cerca disponibilità tra le partecipate pubbliche): “Parliamo con tanti operatori. Il dossier è ancora blindato e aspettiamo di chiuderlo”, dice il manager. Che svicola anche sui tempi del piano industriale, atteso inizialmente per fine mese ma che potrebbe slittare entro Pasqua.