Con 227.975 imprese e 1.040.172 di occupati, l’economia del mare in Italia genera un valore aggiunto diretto di circa 64,6 miliardi di euro, che raggiunge i 178,3 miliardi di euro se si considera l’indotto. Un settore, quello della blue economy, in netta crescita che negli ultimi anni ha dato prova di avere una marcia in più rispetto al resto dell’economia. Cresce il moltiplicatore: per ogni euro speso nei settori della filiera del mare se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia. Crescono gli addetti, con un aumento occupazionale del 6,6%. E’ questa la fotografia scattata nel corso della 10^ Conferenza nazionale sul turismo costiero e marittimo organizzata da Federturismo Confindustria, Assomarinas e Confindustria Nautica nell’ambito della 64a edizione del Salone Nautico di Genova.
“Questi risultati – ha sottolineato la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli – sono riprova della grande capacità che il settore della blue economy ha dimostrato di avere nel saper integrare le nuove tecnologie con le tradizionali attività marittime: con l’innovazione e la sostenibilità che vanno di pari passo per promuovere una crescita economica orientata alla valorizzazione delle risorse naturali.
Va dato atto che la ripresa di questi anni è stata anche il frutto di proposte concrete e dell’attività di dialogo costruttivo messe in campo a livello istituzionale e che sono state recepite dal governo. Vanno in questa direzione: l’approvazione del Piano nazionale del mare, la scelta di istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Dipartimento per le politiche del mare e il lavoro in corso per una legge quadro sulla Blue Economy, con l’obiettivo di creare un quadro normativo che supporti e incentivi ulteriormente un settore pilastro dell’economia italiana e del nostro turismo in grado di rappresentare al meglio l’eccellenza del Made in Italy”.