Il governo accelera sul green pass per far ripartire il turismo e non solo, ma il Garante della Privacy precisa che sono ancora diversi i problemi da superare per garantire la riservatezza dei dati. “Non vogliamo sovvertire nulla, ma vorremmo contribuire con i nostri suggerimenti. Il provvedimento non è da buttare via, occorre orientarlo con le indicazioni date”, ha precisato il Garante della Privacy, Pasquale Stanzione, in audizione nelle Commissioni riunite Affari costituzionali, Giustizia e Affari sociali, rispondendo alle domande dei parlamentari.
Occorre, in particolare “introdurre una precisazione che escluda l’utilizzo dei pass per finalità diverse da quelle espressamente previste dal decreto legge”. Il timore è che le regioni possano applicare le norme estendendone l’ambito e provocando interventi dell’Autorità come avvenuto per l’Alto Adige.
Occorre poi indicare il titolare del trattamento dei dati, non solo per trasparenza, ma anche per consentire ai cittadini di esercitare le azioni a propria tutela. Stanzione ha precisato che “è superflua l’indicazione del numero di dosi di vaccino o del tipo di vaccino, ma anche la previsione di modelli di certificazioni verdi diversi a seconda della condizione (vaccinazione, guarigione, test negativo) in virtù della quale esse sono rilasciate”.
Secondo il Garante, basta indicare la scadenza del pass, che agisce “come un semaforo verde, senza specificare e fornire dati sensibili”. Inoltre vanno specificati i soggetti deputati al controllo del pass, che possono conoscere dati sensibili, ed è necessario precisare che l’esibizione del certificazione non comporta l’appropriazione dello stesso.
Il pass italiano, nelle previsione del governo, dovrebbe entrare in vigore prima di quello europeo, atteso per la metà di giugno. Sarà poi necessario – come precisato da Stanzione – un coordinamento con il contributo del Garante. Nel frattempo la normativa di dettaglio del certificato nazionale sarà esplicata con un dpcm, che dovrebbe introdurre tutte le garanzie per la protezione dei dati personali. Il Garante si aspetta che tali garanzie vengano riconosciute anche alle certificazioni che, come previsto dal decreto, saranno rilasciate nelle more del dpcm.