Più stranieri in Italia, ma più taccagni e solo 12% va a Sud

Sempre più turisti stranieri arrivano in Italia ma sono sempre più ‘taccagni’. Dal 2008 al 2014 gli arrivi dall’estero sono aumentati del 19% passando da 42 a 50 milioni, ma la spesa media dei visitatori, secondo un’analisi di Confturismo, è calata da 744 euro a 681. In media, spendono quasi un terzo meno che in Spagna e Francia.   

In Spagna non arrivano molti più turisti che in Italia. Si tratta di 50,8 milioni di persone che però si fermano più a lungo. E con una spesa ben diversa. La media del soggiorno in Spagna è di 5,14 giorni contro i 3,7 del nostro Paese. E la spesa media è di 959 euro. Questo significa che se gli stranieri si fermassero in Italia come in Spagna e spendessero altrettanto ci sarebbe un introito di 14 miliardi in più, un intero punto di Pil. Madrid incassa, infatti, 49 miliardi di euro dal turismo straniero, contro i 34 di Roma. Ancora migliore la performance francese: i visitatori stranieri sono ‘solo’ 46 milioni, ma con una spesa media di 914 euro a testa portano alle casse di Parigi 42 miliardi di euro.   

Il modello francese – con un turismo qualificato che si concentra in Costa Azzurra e a Parigi – non è replicabile in Italia, diverso il caso della Spagna che ha un’offerta più segmentato con costa, isole, e città.   

Secondo il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, è importante sfruttare tutta l’offerta che ha l’Italia. Adesso non è così: mentre sono ‘sovraffollati’ i centri storici di città come Firenze, Roma e soprattutto Venezia (dove il ministro non vede di buon occhio l’introduzione di un ticket d’ingresso), al Sud va solo il 12% degli stranieri che vengono in Italia. “E’ evidente che il lavoro che dobbiamo fare per il Paese – ha osservato – è fare in modo che il turismo si sposti”.

La situazione al Sud è una ‘nota dolente’ anche per il presidente di Confturismo Luca Patanè che chiede al governo attenzione per il settore con semplificazioni, governance certa, investimenti, risorse che permettano all’Enit di lavorare. Al turismo, propone, potrebbero andare gli incassi delle tasse di soggiorno.    

In questo contesto, Expo è un elemento di cui far tesoro, che certo, ha assicurato, avrà un effetto. Per ora, però, ha spiegato il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, non c’è nessun effetto boom, nemmeno con il cambio vantaggioso fra euro e dollaro: a Milano le prenotazioni languono mentre le camere in città si stanno riempiendo per la finale di Champions del 2016.

“Abbiamo gli hotel pieni? No – ha sintetizzato -. Dovrebbero essere pieni per Expo? sì”.    Franceschini è comunque ottimista. Anzi è sicuro che “con l’esposizione universale e il Giubileo ci saranno due anni di crescita che ci aiuteranno moltissimo ad uscire dalla crisi. Dobbiamo capire che questa è un’arma per la crescita”.

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