E' "urgente" accelerare e risolvere lo stallo sui diritti aeroportuali per evitare che gli scali italiani vengano penalizzati da questa situazione di incertezza. A lanciare l'allarme è il presidente dell'Enac Vito Riggio, che denuncia la situazione di empasse che si è venuta a creare dopo l'avvio della nuova Autorità dei Trasporti, che ha assunto alcuni compiti che prima svolgeva l'Ente per l'aviazione civile.
L'Italia ha dato all'Autorità dei trasporti il "compito di supervisione" nell'ambito della nuova cornice di riferimento sui diritti aeroportuali, che è la direttiva europea 2009/12, spiega Riggio in un'intervista all'Ansa. La direttiva prevede un negoziato tra società di gestione e compagnie per arrivare ad un accordo. In questo ambito l'Autorità deve anche mettere a punto degli schemi di regolazione tariffaria che sono la base su cui si deve svolgere il negoziato.
Il problema è che questi schemi ancora non ci sono, nonostante l'Enac, a cui prima erano affidate anche queste competenze, li aveva già predisposti e mandati per il parere ai ministeri dei Trasporti e dell'Economia". Per accelerare le cose, Riggio ha quindi "dato la disponibilità dell'Enac a cooperare con l'Autorità dei trasporti".
Lo stallo infatti riguarda la metà degli aeroporti italiani, quelli cioè che non hanno ancora il contratto di programma. "Il 50% dei grandi aeroporti è già in regola, ma il problema è per gli altri, che sono una trentina di scali da Bergamo a Trapani", spiega Riggio, sottolineando che "per questi aeroporti, soprattutto i piccoli, senza l'adeguamento tariffario, rischiano il decadimento degli investimenti oltre all'incertezza finanziaria".