giovedì, 25 Aprile 2024

Borghi, neve, mance e formazione: nella manovra spazio al turismo

Dal turismo invernale alla formazione degli addetti al turismo passando per le mance e il turismo sostenibile, la manovra guarda anche al comparto turistico.
Innanzitutto, nel testo bollinato della manovra ci sono 200 milioni di euro destinati alla ristrutturazione, l’ammodernamento e la manutenzione degli impianti di risalita con l’obiettivo di promuovere il turismo ed incentivare i flussi nei luoghi montani e nei centri sciistici, garantendo la sicurezza degli impianti. Il testo prevede l’istituzione di in fondo nello stato di previsione del ministero del Turismo con una dotazione di 30 milioni di euro per il 2023, 50 milioni per il 2024, 70 mln per il 2025 e 50 per il 2026 da destinare appunto alle “imprese esercenti attività di impianti di risalita a fune e di innevamento artificiale”. Questi fondi, si precisa, possono essere destinati anche alla dismissione degli impianti di risalita non più funzionanti o obsoleti. Un milione l’anno può essere utilizzato per progetti di snow farming.

Inoltre, contro lo spopolamento dei borghi dovuto pure ai rincari energetici e alle difficoltà di collegamento, ma anche per spingere una delocalizzazione dei flussi turistici alleggerendo la pressione sulle città d’arte da sempre più gettonate, il governo prevede aiuti per i piccoli comuni a vocazione turistica con un Fondo di che viene istituito al ministero del Turismo, con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2023, 12 milioni per il 2024 e 12 milioni per 2025, in tutto quindi 34 milioni di euro. Si tratta, viene precisato nel testo bollinato della manovra, di fondi destinati a finanziare progetti per comuni sotto i 5 mila abitanti per accessibilità, mobilità, rigenerazione urbana, sostenibilità ambientale. In un altro articolo viene prevista poi l’istituzione, sempre nello stato di previsione del ministero del Turismo di un altro Fondo destinato in questo caso al Turismo sostenibile con una dotazione complessiva di 25 milioni di euro, di cui 5 milioni nel 2023, 10 milioni nel 2024 e 10 milioni nel 2025. Queste risorse dovranno servire a favorire la transizione ecologica e a supportare le strutture ricettive aiutandole anche nelle pratiche per ottenere le certificazioni di sostenibilità. Anche in questo caso per la ripartizione si provvederà con decreti del ministero.

Ancora, il testo bollinato prevede l’istituzione nello stato di previsione del ministero del Turismo un fondo “per accrescere il livello e l’offerta professionale nel turismo” per complessivi 21 milioni di euro. La dotazione è di 5 milioni di euro per il 2023, 8 milioni di euro per il 2024 e 8 milioni per il 2025. Si tratta, viene precisato, di risorse da destinare alla riqualificazione del personale già occupato, all’aggiornamento degli operatori,al supporto per l’inserimento del mercato del lavoro e per favorire l’ampliamento dei bacini di offerta del lavoro. La ripartizione di queste risorse è affidata ad uno o più decreti del ministero del Turismo entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge.

Infine, come annunciato dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, arriva in manovra la detassazione delle mance per i dipendenti di strutture ricettive, bar e ristoranti. Nelle strutture ricettive e negli esercizi di somministrazioni di alimenti e bevande, riporta il testo bollinato, le somme destinate dai clienti ai lavoratori a titolo di liberalità anche attraverso mezzi di pagamento elettronici, riversate ai lavoratori, costituiscono redditi da lavoro dipendente e, salvo espressa rinuncia scritta del prestatore di lavoro, sono soggette ad una imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito pari al 5 per 100 entro il limite del 25 per 100 del reddito percepito nell’anno. Tali somme sono escluse dalla retribuzione imponibile ai fini del calcolo dei contributi di previdenza e di assistenza sociale e dei premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali e non sono computate ai fini del calcolo del trattamento di fine rapporto. Si tratta di una norma valida solo per il settore privato e per dipendenti il cui reddito non superi i 50 mila euro l’anno.

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