Ben 3 dei punti persi dal PIL nel biennio 2021 e 2022 sono da attribuire al crollo del turismo in Italia, in particolare del turismo internazionale che è stato azzerato dalla crisi. Lo rileva il Rapporto di previsione “Liberare il potenziale italiano. Riforme, imprese e lavoro per un rilancio sostenibile” firmato dal Centro Studi di Confindustria che analizza gli andamenti attesi di PIL, consumi, investimenti, export, lavoro e finanza pubblica.
La fotografia scattata dal Centro Studi inquadra perfettamente la forte crisi che colpisce le strutture alberghiere vittime del drastico calo delle presenze. Uno stop ai viaggi che ha riguardato il segmento leisure ma ancora di più il turismo internazionale e quello business insieme a fiere, meeting e congressi. Una ripartenza, quella del turismo, necessaria quanto prima, sia per la rilevanza del settore e la salvaguardia delle imprese, che per l’impatto positivo sull’occupazione che può determinare.Ma anche per la capacità del turismo di generare valore in altri comparti dell’economia Italiana. Dall’analisi del CSC per ogni euro investito nel turismo, si genera 0.20 euro nel resto dell’industria, 0.10 nei servizi e 0.5 nell’agricoltura. Un aspetto questo che identifica il settore come una delle principali componenti del rilancio dell’economia nazionale.
“Le conclusioni sono quelle che stiamo chiedendo da tempo al Governo – afferma Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi -. Subito una data delle riaperture. Non possiamo perdere ulteriormente terreno rispetto ad altri Paesi europei che lo hanno già fatto e che stanno già portando via fette importanti di mercato. Liquidità alle imprese, allungamento delle garanzie e assicurare sostegni in grado di coprire almeno parte delle perdite. Nel medio periodo: ridisegnare il settore in chiave di sostenibilità, in coerenza con gli obiettivi di Next Generation EU, favorendo anche l’innalzamento del livello di digitalizzazione per potenziare la capacità e l’efficacia della presenza on line delle imprese”.
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