Il gruppo Ferrovie dello Stato ha chiuso il primo trimestre con ricavi in crescita “di quasi il 20%”. Lo ha detto l’amministratore delegato Luigi Ferraris a margine della ‘Influence Relevance & Growth Confernce’ organizzata a Milano da NeWest Corp insieme a Sda Bocconi, Aspen e Cnbc. “Come investimenti – ha sottolineato il manager – siamo addirittura in crescita rispetto al 2023, che è stato un anno record”.
“Nell’intero trimestre – ha spiegato Ferraris – abbiamo numeri positivi rispetto al 2023 soprattutto con i passeggeri, un po’ meno invece sulle merci a causa delle criticità legate ai valichi di frontiera che sono chiusi e al fatto che la Germania è ancora in sofferenza rispetto a dei cantieri che stanno portando avanti”.
Escluso invece un interesse delle Ferrovie italiane per il mercato Usa. “Abbiamo molto da fare in Italia prima di pensare agli Stati Uniti”, ha detto il manager rispondendo a una domanda e ricordando che “negli Usa siamo già presenti con la società di ingegneria Italferr, ci guardiamo intorno, siamo partner potenziali di progetti e dialoghiamo con Amtrack, ma non abbiamo nessun coinvolgimento diretto”.
Le Fs operano già attraverso società controllate o partecipate in Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Grecia e Olanda, oltre che in Columbia, India, Qatar e Turchia. Ferraris ha parlato anche di Europa, sottolineando la necessità per il Vecchio Continente di dotarsi di una “rete integrata ad alta velocità” che unisca tuti i Paesi. Al momento infatti ne sono dotati soltanto “Spagna, Francia e Italia, in Germania ce n’è poca e nell’Europa Orientale è da costruire”. Poi c’è il tema del trasporto merci. Secondo Ferraris “L’Italia – è uno hub naturale logistico nel Mediterraneo, ma se non è ben connessa alla rete centro-europea è un problema”.