L’Unione Europea sospenderà l’accordo di facilitazione per l’ottenimento dei visti firmato con la Russia nel 2007. La decisione – per ora solo politica, dunque tutta da innervare nel corpo giuridico dell’Ue – è stata presa dai 27 ministri degli Esteri nel corso del consiglio informale di Praga.
“Diversi Stati membri – ha sottolineato l’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell – credono che non si possa continuare col business as usual date le condizioni. Inoltre, da metà luglio, abbiamo osservato un aumento del traffico transfrontaliero dalla Russia e tutto ciò pone un rischio alla sicurezza di questi Paesi”, ha notato Borrell. Ecco perché i Baltici, la Polonia e la Finlandia potranno varare “misure nazionali” per la restrizione degli ingressi alle frontiere, seppure “in conformità con il codice Schengen”.
Ed è un bel bazooka, dato che lo stop ai voli diretti verso l’Ue – i restanti lungo le rotte alternative sono carissimi – ha reso i valichi via terra l’unica opzione possibile per molti russi. La Finlandia, per esempio, ha annunciato che dal primo settembre ridurrà al 10% l’emissione dei visti. Estonia, Lettonia e Lituania già hanno interrotto. Ora è da vedere che misure restrittive prenderanno per chi già possiede visti Schengen. Qui si apre un capitolo separato. Perché i titoli di viaggio validi sono “milioni” e sul pregresso serve una decisione ulteriore, sempre comune. “Chiederemo alla Commissione di studiare la faccenda ed emettere delle linee guida”, ha spiegato Borrell.
In ogni caso, l’epoca dei visti facili, per i russi, è finita. Naturalmente i visti per ragioni umanitarie saranno sempre rilasciati (attivisti, giornalisti, oppositori). Insomma, alla fine della fiera lo stop totale ai visti turistici per ora non ci sarà. Ma una forte revisione sì. D’altra parte Mosca non ha mai ricambiato le generose condizioni accordate dall’Europa: i visti turistici pluriennali, per chi voleva visitare la Russia, sono ad esempio sempre stati un miraggio.