Record di turisti in Spagna, ma ora basta ‘sol y playa’
giovedì, 16 Gennaio 2025
BARCELONA, SPAIN - SEPT 04, 2014: Outdoor view Gaudi's creation-house Casa Batlo. The building that is now Casa Batllo was built in 1877 by Antoni Gaudi, and now commissioned by Lluis Sala Sanchez. September 04, 2014 in Barcelona, Spain.
Il sorpasso della Francia come Paese più visitato al mondo non c’è stato, ma la Spagna ha bruciato un nuovo record per presenze e volume di spesa turistici, con 94 milioni di turisti internazionali e 126 miliardi di euro nel 2024, pari a un aumento, rispettivamente, del 10% e del 16% sull’anno precedente. L’exploit senza precedenti, anticipato dal ministro dell’Industria e turismo, Jordi Hereu, lusinga e preoccupa in parti uguali, per le ricadute positive sull’occupazione e sul Pil, che si prevede chiuda l’anno appena trascorso con una crescita del 3,1%, quattro volte superiore alla media Ue. E per le sfide che comporta l’impatto sulle comunità locali l’aumento incontrollato di visitatori, da tempo motivo di tensioni e proteste contro i turisti in diverse regioni del Paese.
“La Spagna rafforza il suo ruolo leader nel turismo, che continua ad aumentare dal punto di vista quantitativo e ci sprona a continuare sulla strada della crescita qualitativa”, ha detto Hereu, assicurando che il trend positivo dei flussi internazionali non si è fermato in questo inizio del 2025. Ma il ministro ha rilevato anche l’urgenza di avere “cura della qualità sociale e ambientale del turismo, per consolidare il primato. Vogliamo vincere la Champions League della qualità e non il record di presenze”, ha aggiunto davanti alla possibilità concreta, secondo le stime del settore, che la Spagna superi quest’anno per la prima volta i 100 milioni di visitatori stranieri.
Nello snocciolare i dati “spettacolari” dell’ultimo biennio, Hereu ha segnalato che inducono “a trasformare il nostro modello turistico, basato sul turismo di ‘sol y playa’, sole e spiagge, divenuto insostenibile”. Tanto che, per frenare il boom di case vacanze e Airbnb, che hanno elevato i costi degli affitti a livelli inaccessibili ai residenti nelle principali destinazioni turistiche come Ibiza, Marbella o Barcellona, il premier Pedro Sanchez ha appena annunciato una battaglia agli affitti turistici, che saranno tassati come hotel e attività commerciali. E un’imposta fino al 100% del valore degli immobili acquistati da non residenti di paesi extracomunitari. Ovvero, sulle seconde case comprate “non per viverci ma per speculare” soprattutto da britannici, statunitensi e marocchini nelle destinazioni più battute delle Baleari, delle Canarie o in Catalogna. E che, nelle parole di Sanchez, contribuiscono al “dramma sociale” della crisi abitativa causata da un mercato fuori controllo.
Molto più drastica la scelta del sindaco socialista di Barcellona, Jaume Colboni, di sopprimere le oltre 10.000 licenze di appartamenti turistici in scadenza nel 2028, per rimetterli sul mercato degli affitti. Apartur, l’associazione del settore, mette in guardia sulle conseguenze della scelta, indicate da uno studio della società di consulenze Pricewaterhouse Coopers (PwC): la possibile perdita di 40.000 posti di lavoro e un impatto sul Pil pari a oltre 1,9 miliardi di euro. Sarebbe solo uno dei costi della trasformazione del modello ‘sol y playa’, pilastro dell’economia spagnola, cui contribuisce per oltre il 12%, e 2,5 milioni di posti di lavoro, in un turismo di qualità.