Riceviamo e pubblichiamo un breve scritto di Pier Giorgio Cozzi, giornalista e docente di marketing.
“Il punto di vendita è sempre più il luogo privilegiato di marketing, sia per le aziende produttrici, sia per le aziende commerciali e di servizi. Poiché tanto il mercato quanto le aspettative dei consumatori mutano di continuo, il marketing di relazione con il consumatore finale sul P.d.V. sta trasformandosi in marketing esperienziale.
Nel caso del turismo, la domanda: qual è la reale capacità di questi punti di vendita di comunicare e interagire visivamente con il target? può sembrare provocatoria, ma non lo è. Nel settore turistico, il P.d.V. (vetrina e display interno) si caratterizza ancora per un concept in ritardo rispetto ai punti di vendita di altri settori, generalmente più innovatori nel marketing di relazione con i clienti finali. Qualche esempio.
L’insegna: quando non sia di catena, quasi mai identifica realmente la specializzazione dell’impresa (un generico Agenzia Viaggi); a volte disorienta (nomi esotici, inventati, di animali… ); talvolta ottiene l’effetto contrario: Odissea Viaggi (vista a Milano!).
La vetrina: in genere, espone una congerie di offerte o di cataloghi di viaggi, privilegiando soprattutto i prezzi e le offerte speciali sono “reclamizzate” con materiali poveri, realizzati in casa: computer e pennarello. Una vetrina a tema è una piacevole eccezione.
Soprattutto, zero marketing sensoriale. Infatti:
Vista: quasi mai videoproiezioni che illustrino i package.
Udito: rara la musica di sottofondo, in tema con la specializzazione del P.d.V.
Tatto: poco merchandising; di solito, sul bancone, calendarietti e ingombrante parafernalia minore.
Olfatto: per richiamare il concetto di spiagge tropicali, una catena inglese di AdV ha fatto installare diffusori di profumo di cocco nei suoi punti di vendita. Da noi? di solito, puzza di… ufficio.
Gusto: salvo rare occasioni di co-marketing con enti di promozione del territorio, quasi mai i PdV turistici “pubblicizzano” prodotti enogastronomici di richiamo delle destinazioni in promozione.
Per non parlare poi dell’illuminazione, del comfort per i clienti, della front line…
Da Harrods vendono patate commessi in tight; a quando, da noi, agenzie di viaggio non venderanno più un albergo, un ristorante, ma piuttosto una destinazione, una motivazione di viaggio, il presunto soddisfacimento dei desideri dei clienti?"