Il mancato adeguamento del fuel surcharge danneggia adv e clienti

Nonostante il calo del costo del petrolio, sono pochissimi i vettori che hanno adeguato al ribasso destinata ai vettori e firmata da Ugo Papa dell’adv Intervia di Milano.

“Come mai la stragrande maggioranza dei vettori aerei non abbia ancora adeguato (al ribasso) il valore della “fuel surcharge” nonostante il continuo calo del prezzo del petrolio (ai minimi da più di un anno).

Il cosiddetto “fuel surcharge” viene incassato per ogni emissione di biglietto aereo dalla stragrande maggioranza delle compagnie aeree attraverso le tasse aggiunte al prezzo base, tasse visibili sul biglietto e che hanno come codice di riconoscimento YQ/YR.

Con i valori del prezzo del petrolio così bassi da oltre un anno, il balzello potrebbe anzitutto essere ridotto (cosa che per la maggior parte dei vettori non è stato fatto) o meglio ancora scomparire del tutto per essere finalmente inglobato nel costo base del biglietto dando così a tutta l’industria dei trasporto aereo un segnale di trasparenza verso il consumatore.

Ma perché tutto ciò non accade ? Perché il sovrapprezzo carburante non si abbassa ?

La maggior parte dei vettori chiamati in causa sull’argomento tirano in ballo a loro discolpa i contratti di acquisto carburante effettuati attraverso contratti finanziari derivati “future e forward” (cosiddetti contratti “hedged”) che hanno lo scopo di tenere bloccato il prezzo alla pompa e nei periodi di volatilità di ridurne le perdite.

Ma per i consumatori quanto tempo dovrà ancora passare e quale valore dovrà raggiungere il prezzo del barile e per quanto tempo dovrà esser stabile al ribasso il prezzo del petrolio per vedere la riduzione o meglio ancora la fine definitiva del “fuel surcharge” sui biglietti aerei ?

Potrebbe tornare utile sapere che il prezzo del barile era 105 dollari al primo giugno 2014, 80 dollari un anno fa e circa 40 dollari qualche giorno fa. I valori “future” del WTI prevedono che si arrivi a toccare 20 dollari al barile nei prossimi mesi (fonte Il Sole 24 Ore).

Ma perché – ci chiedevamo – la maggior parte dei vettori non vuole cancellare la fuel surcharge ed inserire il suo valore nel prezzo base del biglietto (evitando anche la furbata dell’altro sovrapprezzo, quello attraverso l’imposizione di una “Q surcharge” nella costruzione tariffaria)?

Forse perché così facendo pagherebbero più commissioni alle agenzie viaggi ?

Forse perché così facendo le grosse agenzie (quelle con gli accordi di over-commission) raggiungerebbero più facilmente i premi produzione di fine anno ?

Forse perché gestire “in-house” la casellina “YQ” o quella “YR” dà ai vettori maggiore velocità utile ad operazioni tattiche (poco trasparenti) per abbassare ed alzare il prezzo dei biglietti senza passare (e pagare) ATPCO o TCS (le società che “caricano” le tariffe worldwide nei Gds) e così risparmiando sui costi di distribuzione delle tariffe ?

O forse perché, incorporando la “fuel surcharge” nel prezzo base del biglietto, saranno obbligati a pagare più tasse ? Sì perché finora – nessuno sembra essersene accorto – gli introiti collettati attraverso le tasse YQ ed YR non sono mai state soggette ad imposta (“Airline own use only” come recita il manuale di decodifica della Iata)”.

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