sabato, 20 Aprile 2024

Turismo organizzato riparte ma ancora -27% sul 2019: persi 1.300 addetti

Il 2022 è stato un anno di ripartenza per il turismo organizzato ma i livelli pre pandemia ancora sono lontani. Gli italiani tornano a viaggiare, e agenzie di viaggio e tour operator a lavorare, ma per il settore lo scorso anno, con 9 mesi di reale operatività dopo l’allentamento delle
restrizioni, si è chiuso con un fatturato di 9,3 miliardi di euro, ancora nettamente inferiore (-27%) rispetto ai 12,7 miliardi del 2019, per un totale di oltre 3,4 miliardi di euro in meno. E ora l’obiettivo, per il 2023, è tornare ai livelli pre-covid.

Secondo lo studio condotto dall’osservatorio Assoviaggi-Cst, adv e TO hanno saputo sopravvivere alla più grande crisi della propria storia riducendo punti vendita e dipendenti: a oggi si registrano 1.308 addetti in meno, il -4,5% del totale, senza contare i titolari d’impresa. Un crollo occupazione che avrebbe fatto rumore se avesse coinvolto qualche grande impresa, ma che invece è passato quasi inosservato.

“Le agenzie di viaggio – commenta Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti – hanno resistito ma, alla fine, hanno dovuto affrontare la lunga crisi innescata dal Covid con strategie di riduzione dei costi, in particolare chiudendo le unità locali (filiali) e, purtroppo, riducendo il personale. Tagli sofferti, che si sarebbero potuti evitare se i governi passati avessero agito più rapidamente”.

In media nel 2022, a livello nazionale, le agenzie di viaggio – considerando sia le sedi che le filiali – hanno fatturato 806mila euro, contro la media di 1,115 milioni di euro registrata nel 2019. A registrare i numeri migliori, sono le attività del Nord Ovest, con una media di 1,039 milioni di euro, seguite dal Nord Est (967mila euro) e dal Centro (910mila). Decisamente sotto la media nazionale, invece, i fatturati di ADV del Sud e delle Isole (471mila).

Nonostante qualche differenza territoriale, il gap di fatturato non è stato recuperato in nessuna regione. Il risultato migliore, infatti, è quello della Campania, dove comunque il fatturato del turismo organizzato registra una contrazione del -20,2% rispetto al 2019; seguono le agenzie di viaggio e i tour operator pugliesi, che limitano le perdite al -20,9%. Il divario più ampio si registra invece nella regione Marche (-41,5%), seguita dalle province autonome di Trento e Bolzano (-37%), ma la distanza dai livelli pre-covid rimane sopra la media nazionale per tutte le regioni con l’eccezione, oltre a Campania e Puglia, di Emilia-Romagna (-26,2%), Lazio (-25,8%), Sicilia (-25,9%), Toscana (-26,1%) e Veneto (-24,6%). Il mercato rimane comunque molto concentrato: tre regioni (Lombardia, Lazio e Piemonte) valgono il 49,1% del totale del fatturato 2022 del turismo organizzato italiano.

Il perdurare delle difficoltà ha lasciato una traccia nella struttura stessa del tessuto imprenditoriale del comparto, riscontrabile anche nella riduzione delle unità locali – o filiali di agenzia – che diminuiscono del -6,5%, passando dalle 4.341 del 2019 alle 4.058 del 2022. Una ristrutturazione portata avanti dalle imprese per ridurre i costi.

Tra chiusure di  impresa e ristrutturazioni organizzative, il numero complessivo di dipendenti passa dai 28.778 del 2019 ai 27.470 del 2022, con una perdita del -4,5%, pari a 1.308 lavoratori in meno. Un dato nazionale che, però, nasconde forti disparità su base regionale. A registrare la peggiore emorragia di addetti è infatti la Valle d’Aosta, che vede il numero di lavoratori del turismo organizzato quasi dimezzarsi (-44,1%). Riduzioni percentuali a due cifre anche in Sardegna (-38,3%), Marche (-34,4%), Umbria (-15,5%), Province autonome di Trento e Bolzano (-14,9%) ed Emilia-Romagna (-13,1%). Ci sono, però, anche regioni – soprattutto al sud – che vanno controtendenza: in Calabria si rileva un boom di nuovi addetti rispetto al 2019 (+63,6%), così come in Molise (+22,4%) e in Puglia (+14%). Risultati positivi che però non bastano a compensare le perdite complessive registrate a livello nazionale.

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