Un gran Botto, forte e secco, un aereo con l’ ala spezzata, il carburante a fiotti sulla pista, 97 persone chiuse nella carlinga: la tragedia dell’ 8 ottobre 2001 a Linate, con i suoi 118 morti e le carenze nei sistemi di sicurezza, è tornata stamani come uno spettro all’ aeroporto di Ronchi dei Legionari-Trieste. Un aereo MD 80 dell’ Alitalia, con 91 passeggeri (fra i quali Lucio Dalla) e sei persone di equipaggio, si è scontrato con un autocarro mentre si spostava lentamente dalla pista di atterraggio verso il piazzale dell’ aeroporto. La punta dell’ala destra si è spezzata; il carburante ha invaso la pista; la paura di un incendio è scesa sull’ aeroporto. Pochi istanti: il comandante dell’ aereo ha fatto scattare l’emergenza; gli scivoli sono spuntati fuori dall’ aereo; i passeggeri, un pò sorpresi, un po’ spaventati, sono scivolati giù a terra. Con una decina di contusioni (nessuna grave) e una clamorosa ‘culata’, quella di Lucio Dalla, al quale ”un’ hostess super efficiente – le parole sono le sue – ha sottratto il portabiti” sul quale voleva sedersi per scivolar giù ed
”evitare una gran botta alla chiappa destra”. ”Ho sentito un gran botto”, è il racconto del cantante, a Trieste per presentare il suo musical ‘Tosca, un amore disperato’. ”Ho pensato che fosse scoppiata una gomma e, invece – continua Dalla – ho visto l’ ala spezzata e il carburante uscire a fiotti. Non c’ è stata paura, nè panico, ma stupore, sorpresa”, incredulità per la conclusione di un volo che, fino a quel momento, era andato benissimo, ”con un atterraggio perfetto – racconta il giornalista Alberto Statera, direttore del quotidiano ‘Il Piccolo’ di Trieste, anche lui a bordo – e l’ aereo che rullava tranquillo verso il piazzale di parcheggio”. Lo scontro è avvenuto sulla bretella (denominata ‘Bravo’) che collega la pista di atterraggio e decollo con il piazzale di sosta dell’ aeroporto. Sia l’ aereo (partito da Roma Fiumicino alle 9:25 e atterrato alle 10:43 a Ronchi, per il volo AZ 1357), sia l’ autocarro – ha stabilito l’ Enav (Ente Nazionale di Assistenza al Volo) – erano in movimento. In quel punto dell’ aeroporto da alcuni mesi sono in corso i lavori per l’ ampliamento del piazzale di sosta. Quel raccordo doveva essere ”funzionante e libero da mezzi di servizio”, ha spiegato senza mezzi termini l’ Alitalia. Dopo l’ incidente di Trieste, l’ Enac ha detto chiaro e tondo che è necessaria ”una riflessione severa sull’ efficienza delle società di gestione aeroportuali e sulla qualità degli investimenti effettuati in tale ambito”. Quello di Trieste, infatti, è – per ammissione dello stesso presidente della società di gestione dell’ aeroporto, Elio De Anna un ”incidente grave, serio, da non sottovalutare” che per fortuna non ha avuto ”conseguenze ben più gravi per i passeggeri” e che imporrà – sono sempre parole di De Anna – l’ assunzione di responsabilità precise, individuali o collettive. Per accertarle sono già state avviate cinque inchieste: dall’Enav, dall’ Enac, dall’ Ansv (Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo), dall’ Alitalia e dalla Procura della Repubblica di Gorizia, che ha già posto sotto sequestro l’ aereo, l’ autocarro, il cantiere per l’ allargamento del piazzale di sosta e la pista sulla quale è avvenuto l’ incidente.