Alitalia, oggi riprende il confronto con i Sindacati

“O chiudiamo tutto in 20 giorni, o si rischia lo spezzatino”

Riparte oggi pomeriggio alle 17 il tavolo sul piano Alitalia. E, alla vigilia della ripresa delle trattative col nuovo management, i sindacati lanciano l’allarme: bisogna fare presto e chiudere tutto in 20 giorni, perchè il rischio è che
si arrivi alla svendita e allo smembramento della compagnia. Sullo sfondo resta lo sciopero proclamato per il prossimo 5 aprile, ma che potrebbe essere revocato nel caso di un accordo nelle prossime settimane. Intanto, dopo le stragi di Madrid e le forte preoccupazione per nuovi atti di terrorismo, c’è chi teme possa tornare anche la paura di volare: un effetto 11 marzo, insomma, che potrebbe pesare, e non poco, sulla ripresa del settore aereo (dopo l’11
settembre 2001, la Sars, la guerra in Iraq) e, dunque, anche sul tentativo di rilancio di Alitalia. L’incontro di oggi pomeriggio con il nuovo direttore del personale Massimo Chieli servirà per mettere a punto il calendario del negoziato. Due le principali richieste che le dieci sigle sindacali sedute attorno al tavolo avanzeranno in premessa, una di metodo e una sulla tempistica:
non si parla di esuberi e di contratti se prima non si definirà il piano in tutti i suoi aspetti; accelerare i tempi per evitare che possano concretizzarsi le ipotesi di smembramento della compagnia di bandiera circolate nelle ultime settimane. ”E’ importante che, dopo l’uscita di Francesco Mengozzi e la
nomina ad amministratore delegato di Marco Zanichelli – afferma il segretario nazionale del Sult, Fabrizio Tomaselli – ci sia la disponibilità dell’azienda a rivedere il piano 2004-2006. C’è però una grande preoccupazione da parte nostra, riferita alle insistenti voci su un eventuale smembramento della compagnia. Per questo domani chiederemo all’azienda di avere come obiettivo comune quello di accelerare i tempi di rimodulazione del piano e
di arrivare nel giro di venti giorni ad un’intesa che permetta il rilancio di Alitalia ed eviti il rischio di una svendita e di uno ‘spezzatino’ dell’azienda”.
Gli esuberi previsti nel piano Mengozzi sono 1.500. Per Tomaselli ”èchiaro che non si può parlare di esuberi, come di contratti di lavoro, prima della definitiva definizione del piano. Si tratta quindi di due punti che andranno messi in coda al calendario”. ”Bisogna passare da un piano fatto solo di tagli a un piano di espansione’, afferma il presidente dell’Unione Piloti, Massimo Notaro, che però aggiunge: ”Non vogliamo che il piano sia stravolto, ma crediamo che i punti salienti possano essere modificati per renderlo più efficace”. Dunque, si deve riaprire la discussione non solo su un possibile aumento delle rotte, su un incremento della flotta e su una diminuzione della
tassa sul carburante; ma anche sui temi legati alla produttività e alla mobilità.
Per i sindacati il problema dei posti di lavoro ritenuti eccedenti deve essere affrontato puntando innanzitutto a una ”riorganizzazione interna del personale”. Lo spiega ancora il presidente del’Unione Piloti: ”C’è sicuramente un problema di efficienza interna alla compagnia per quel che riguarda l’utilizzo dei dipendenti, sia a terra che a bordo degli aerei. Quindi – afferma Notaro – prima di parlare di esuberi bisognerebbe cominciare a coprire tutte le aree che sono in sofferenza per insufficienza di personale”. Fare presto per i sindacati significa anche arginare l’emorragia che porta Alitalia a perdere 50 mila euro all’ora, con i conti 2003 non ancora definiti (tanto che alla Consob èstato chiesto di rinviare oltre il 31 marzo termini per la relazione di bilancio) e un 2004 che si sarebbe aperto con un loro peggioramento (140 milioni di euro nei primi quattro mesi). L’obiettivo del piano di rilancio è quello di un aumento dei ricavi nell’ordine di 800 milioni di euro a partire da
quest’anno e per i prossimi tre anni. ”Purtroppo – afferma Notaro – tre anni di gestione Mengozzi hanno prodotto la situazione peggiore di sempre sul fronte dei conti. Era venuto per risanare, ci ha lasciato con una contrazione del 30-40% delle linee nazionali e internazionali”.

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