Aziende di soggiorno inutili

L’indagine della corte dei conti mette a nudo i problemi delle venti aziende siciliane

Costano miliardi, spesi per stipendi, straordinari e indennità di missione, ma non influiscono minimamente sull’incremento turistico dell’isola. In una parola, sono inutili. L’indagine condotta dalla sezione controllo della corte dei conti sulle venti aziende di turismo della Sicilia dipinge una realtà disastrosa. Caos nei bilanci, che potrebbe portare presto a un inchiesta della procura della corte dei conti, e notevoli discrepanze tanto sugli stipendi che sulla concentrazione territoriale. Sul versante stipendi si è scoperto che, nonostante tutti i dipendenti siano assunti con contratto da regionali, nel ’98 un dipendente di Patti percepiva 51,5 milioni contro gli 88 del collega di Catania. Anomalie anche nella distribuzione territoriale, con una sola azienda in provincia di Trapani e un autentico concentramento nella provincia di Messina.
Nelle prossime sedute dell’assemblea regionale l’assessore al turismo, Francesco Cascio, potrebbe presentare un disegno di legge che prevede la soppressione delle aziende di soggiorno.

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