Il turismo d’arte è attrazione determinante per alcune nazionalità straniere che lo scelgono
come principale motivazione del viaggio in Italia. E’ quanto emerge dal dossier “Turismo dei beni culturali”, curato dal professor Emilio Becheri e presentato dall’Enit. Il rapporto illustra non solo dati Istat ma anche componenti non rilevate che portano a stimare le presenze legate all’arte dagli 81 ml ufficiali ai 167,8 ml. Rispetto alle singole nazionalità quella che mostra maggiore propensione al turismo d’arte è il Giappone (76,1% degli arrivi), che precede Usa (70,2%), Australia, Svezia e Spagna. Nel loro complesso, in valori assoluti, gli arrivi nelle località di interesse storico e artistico degli stranieri superano quelle residenti del 31% e le presenze del 18%. Per quanto riguarda poi l’andamento delle visite nei musei statali italiani, tra i casi che lo studio focalizza c’è quello di Firenze, dove, a fronte di 4,2 ml di presenze nei musei statali si stimano almeno altrettante presenze nei musei comunali e di altri enti, per una quota complessiva che supera gli 8,1 ml. Al convegno su ‘Turismo in Italia: lo stato dell’arte’ un’ombra polemica è sembrata affacciarsi nelle parole del presidente dell’Enit Amedeo Ottaviani, quando si è augurato una maggiore collaborazione con il Turing Club, ”ma abbiamo sempre viaggiato su binari paralleli’, ha poi chiarito ai giornalisti. Tra gli interventi anche quello di Emma Aru, vicepresidente di Italcongressi-Confindustria. ”Ormai – ha detto – non si può più parlare di turismo tout court bensì di una pluralità di turismi che stanno a indicare la frammentazione delle motivazioni e delle diverse esigenze del cliente-turista. Al momento sono individuabili quattro grandi comparti: leisure, business, religioso e culturale”.