L’Italia vuole ospitare il Museo dell’Unesco

Fra le new entry presto potrebbe esserci anche Mozia

L’ammissione di nuovi siti italiani nella World Heritage List, fra i quali la Strada Nuova e Palazzo
dei Rolli a Genova, e la possibile nascita nel nostro paese del
Museo dell’Unesco: sono fra gli obiettivi annunciati da Nicola
Bono, Sottosegretario di stato per i Beni e le Attivita’
Culturali con delega per l’Unesco, e Francesco Caruso,
ambasciatore Italiano presso l’Unesco, durante la presentazione
a Roma dell’entrata di Siracusa e le necropoli rupestri di
Pantalica nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanita’.
L’Italia, che con la nuova acquisizione, la quinta in
Sicilia, arriva a quota 40 siti su 812 (di cui 628 culturali,
160 naturali and 24 transnazionali) nella World Heritage List
conferma la sua leadership mondiale, conquistata lo scorso anno
con il sorpasso sulla Spagna.
Nel gennaio 2006 sara’ presentata anche la candidatura
della Strada nuova e Palazzo dei Rolli a Genova, e poi quelle
delle Alpi Occidentali (insieme alla Francia), la Val Nerina, le
Dolomiti. Fra le piu’ accreditate c’e’ anche Mozia in provincia
di Trapani.
Il nostro Paese, inoltre, e’ in prima fila come sede del
Museo dell’Unesco che potrebbe essere ospitato alla Venaria
Reale di Torino. L’ambasciatore italiano presso l’organizzazione
internazionale, Francesco Caruso ha spiegato di aver presentato
uno studio nel quale si propone che la reggia voluta nel 1658 da
Carlo Emanuele II di Savoia, diventi un ‘museo dei musei’ nel
quale venga rappresentata la cultura dei Paesi appartenenti
all’Unesco. ”Oltre a diventare un centro museografico passivo,
sia virtuale che materiale, con oggetti provenienti da ogni
Paese – ha spiegato l’ambasciatore – la nostra idea e’ di
rendere la Venaria Reale un polo di salvaguardia e di attivita’
attinenti ai beni immateriali, con ad esempio, laboratori e
scuole di restauro specialistiche, e uffici di studio
sull’impatto ambientale”.
Riguardo la World Heritage List, il sottosegretario Nicola
Bono ha ricordato che ”abbiamo ancora 43 siti in lista d’attesa
ma stando ai limiti disposti dagli Accordi di Cairns, voluti
soprattutto dai paesi meno rappresentati, ci vorranno 43 anni
per farli ammettere. Insieme ad altri Stati ci riuniremo in
congresso entro ottobre per creare un gruppo di pressione che
chieda nuove regole”. L’Italia ha gia’ in mente una proposta:
offrire in cambio dell’abbattimento dei limiti, il ‘know how’
agli altri Paesi per i piani di gestione e di sviluppo da
presentare all’Unesco, necessari far ammettere i siti nella
World Heritage List. ”Quello italiano – rimarca Bono – non e’
un primato solo numerico ma anche metodologico e di indirizzo”.
Molti Paesi, anche tra quelli di storia e tradizione millenaria,
trovano difficolta’ a passare attraverso i 6 criteri di
valutazione, suddivisi in vari sottocriteri, con cui il comitato
dell’Unesco giudica le possibili new entry. Basta guardare alle
cifre: ”L’Egitto ha solo sette siti nella lista – ricorda
l’Ambasciatore Caruso – la Grecia e il Messico la meta’ di
quelli italiani”.
Si e’ ribadita, intanto, l’importanza dell’inserimento nella
lista di Siracusa e delle necropoli rupestri di Pantalica, al
cui piano di gestione si e’ lavorato per 2 anni e mezzo.
”Questo risultato e’ un evento che riempie di orgoglio e
propone nuove sfide” ha sottolineato il Ministro per le pari
opportunita’ Stefania Prestigiacomo. ”La nuova targa con il
simbolo Unesco che campeggera’ all’ingresso di Siracusa deve
essere un nuovo punto di partenza – ha aggiunto – una partenza
gia’ lanciata per una prospettiva di crescita sociale, culturale
ed economica che la Sicilia sud orientale merita, ed oggi e’ in
grado di programmare e gestire al meglio”.

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