Per chi decide di passare le proprie vacanze nel Mar Rosso, oltre all'opportunità di una vacanza da sogno c'é anche una missione da compiere: diventare un 'eco-sub' e contribuire a monitorare lo stato di salute della barriera corallina e ad aiutare il governo egiziano per la sua protezione.
Il progetto Ste (Scuba Tourism for the Environment) dell'università di Bologna, che ha 'arruolato' già 17500 subacquei nella sua prima fase, è stato rinnovato, e punta a diventare il più grande monitoraggio delle barriere coralline del mare mai fatto. L'idea è venuta al Marine Science Group dell'ateneo emiliano nel 2007: ai sub che hanno deciso di aderire è stato fatto un veloce 'allenamento', ed è stato chiesto loro di riportare le osservazioni di pesci e coralli su una scheda. Raccogliendo i dati è emersa una mappa dello stato di salute della barriera corallina da cui sono venute fuori molte luci ma anche qualche ombra: "La salute della barriera varia a seconda del regime di protezione che vige nell'area – spiega Francesco Pensa, uno dei ricercatori che lavora al progetto – a Sharm ad esempio c'é un parco naturale da molto tempo, e la situazione è molto migliore. A Urgada invece, dove il parco è stato attivato da poco, le osservazioni ci dicono che c'é un lento miglioramento negli ultimi anni".
Per la nuova fase del progetto, che conta sull'appoggio dell'Ente del turismo egiziano, oltre che di alcuni tour operator e scuole di diving, si punta ad allargare la platea: "Oltre ai siti già consueti – spiega l'esperto – puntiamo anche a chi si spingerà fino a mete meno turistiche come Berenice, nell'Egitto meridionale, e Sudan, fino a Yanbù Al-Bahr e Rabigh nella penisola Araba".