Quasi tutti identificano il Po con lo spettacolare delta, le cinque diramazioni in cui si divide prima di sfociare nell’Adriatico, o con la Pianura Padana. Ma solo un 3% conosce le riserve Unesco ‘Man and Biosphere’, presenti lungo il corso. E sono pochi pure quelli che hanno fatto un giro sull’Alto Po, tratto di fiume compreso tra le sorgenti sul Monviso e la confluenza con il Ticino vicino a Pavia. Il Centro Studi del Touring Club ha voluto dedicare una ricerca al grande fiume presentata in occasione Bit Digital Edition. L’analisi è stata una scelta non casuale: nel momento in cui si prediligono destinazioni di prossimità e poco consolidate, il grande fiume con i suoi 650 km, ciclovie, paesaggi naturali, parchi, rappresenta un’offerta dai molteplici aspetti, e alcuni tutti da scoprire. Una potenziale risorsa turistica, su un territorio di 20 milioni di abitanti, dove si produce, ricorda il Touring, il 40% del Pil nazionale.
Dei residenti nelle 4 regioni che attraversa, quasi il 90% ha raccontato di aver fatto una gita o una vacanza sul Po, alla ricerca di agriturismi o trattorie tipiche (19%), per visitare le città che si affacciano sul fiume (18%), per i borghi e i castelli (15%) o una crociera fluviale (10%). Visite di un giorno per il 53%, ma un 34% ha dichiarato di aver trascorso sul territorio una vacanza vera e propria. Tutti comunque indicano che l’esperienza è positiva e, su una scala da 1 a 3, il paesaggio ottiene il massimo, ristorazione ed enogastronomia 2,8. Il punteggio più basso, 2,1, è sulla disponibilità di informazioni sul territorio.
“Il fiume è sempre stato un confine naturale, quasi un muro fisico, ma è il momento di superare le tante frammentazioni – ha detto Meuccio Berselli, segretario generale Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po – se vogliamo avere la grande opportunità di rilancio e riqualificazione”.